Nato a Venezia nel 1906 e morto in Giappone nel 1978, Carlo Scarpa si conferma una delle maggiori personalità del panorama architettonico italiano del dopoguerra. Architetto, ma anche designer, a lui sono dovuti alcuni pezzi della storia del design (come il tavolo in acciaio e vetro), che fanno dell'Italia una delle nazioni più autorevoli nel campo di questa particolarissima forma artistica. L'opera di Scarpa si è incentrata particolarmente nel restauro di antichi complessi monumentali, nel sapiente allestimento di spazi museali espositivi, negozi (negozio Olivetti in P.zza S. Marco), ed abitazioni e villini privati - Casa Taddei a Venezia, Villa Zoppas a Conegliano. Le sue progettazioni denotano un atteggiamento attento ad ogni minimo dettaglio in cui l'uso della tecnologia viene manipolato in chiave figurativa. Scomposizione di volumi e materiali non si discostano da una impostazione "classica" e misurata. Scarpa, grazie ad un suo innato gusto quasi artigianale del dettaglio, seppe elevare all'accostamento con le architetture storiche materiali anche rozzi, come il cemento armato. Artista sensibile e raffinato, aveva la capacità di valorizzare i reperti storici delle esposizioni nella loro verità, senza aggiungervi inutili orpelli. Collaborò per tutto il corso della sua carriera con la Biennale di Venezia, dove esordì con l'allestimento della mostra di Klee nel 1948. Nel 1960 cura la mostra di Wright, del quale era fervido ammiratore, alla triennale di Milano. In Sicilia rielabora sapientemente lo spazio espositivo del Palazzo Abatellis, dove accosta materiali come il cemento armato sublimato nel disegno di sottili linee, alle opere prestigiosissime della Galleria, valorizzate dal suo segno persuasivo. A Scarpa si devono inoltre l'allestimento delle prime sei sale degli Uffizi nel 1956. Il restauro della Biblioteca di Palazzo Querini Stampalia a Venezia, la sistemazione ed il reatauro del museo di Castelvecchio a Verona, nel 1964. Ebbe tra i suoi allievi Mario Botta.