Arte Romana
Roma è una città che rimanda direttamente all’idea della sua storia. Una storia che, iniziata come una favola, colpisce la fantasia con il noto racconto di Romolo e Remo. Inizia così, la storia di Roma, con un solco tracciato con l’aiuto di un aratro, sul colle Palatino. Era il 753 a.C. E davvero su quel colle alcuni scavi hanno permesso di sapere che esisteva un antico villaggio, databile proprio intorno al VIII secolo abitato da popolazioni latine, che svolgevano una prevalente attività di pastori.
Da questo piccolo iniziale nucleo, prese forma una delle potenze più grandi della storia: Roma, l’indiscussa capitale del mondo antico. La storia di Roma può dividersi in tre lunghi periodi. Il primo è quello dei sette Re di Roma e va dal 753 al 509 a.C. Il periodo successivo è quello della Repubblica (VI – I secolo a.C.), che vede Roma affermarsi sul Lazio, sugli Etruschi, sugli altri popoli italici e sulla Magna Grecia e che conduce alla fine del I secolo a.C., quando Roma diviene padrona di molte tra le terre che si affacciano sul Mediterraneo, dalla Siria alla Spagna, dalle Gallie alla Libia. Il periodo dell’Impero (da Augusto a Costantino), infine vede Roma organizzare sotto di sé popoli molto diversi, a cui offre una stessa lingua (il latino), un identico sistema di leggi supportati da un notevole sistema amministrativo.
Le differenze fra l’Oriente e l’Occidente dell’impero si faranno via via sempre più evidenti e culmineranno con la divisione dell’Impero. Sotto l’aspetto artistico possiamo considerare i seguenti periodi: il primo periodo (753 a.C. – 146 a.C.) va dalle origini sino alla conquista della Grecia. L’arte dell’epoca dei re e dei primi tempi della repubblica si avvale dell’influenza dell’arte etrusca; in seguito acquisisce elementi greci con lo svilupparsi di relazioni con la civiltà ellenica e con la conquista della Magna Grecia.
Il secondo periodo (146 a.C. – 217 a.C.) va dall’occupazione della Grecia a Caracalla. Dopo un inizio caratterizzato dagli influssi greci e quindi da una sorta di imitazione, l’arte romana matura per raggiungere, prima sotto Augusto, poi sotto Traiano e Adriano, l’epoca più gloriosa; il terzo periodo (217 d.C. – 476 d.C.) che segna il declino dell’arte romana e ci porta da Caracalla alle invasioni barbariche. Sorge una nuova epoca, in seguito all’effetto propulsivo della religione cristiana.
L’arte a Roma non fu messa inizialmente in grande considerazione e rispetto all’architettura, era considerata una forma minore. L’architettura era più vicina infatti allo spirito pratico dei romani, rispondendo a una precisa funzione era più atta a magnificare la potenza di Roma conquistatrice. L’arte romana con caratteri originali -che tuttavia partono da una rielaborazione di influssi etruschi, italici e greci-, si definisce a partire dal II secolo a.C. Di essa sono giunte sino a noi testimonianze, relative alla scultura e alle arti pittoriche con affreschi e mosaici di elevatissimo valore artistico.
Al tardo periodo repubblicano si deve l’elaborazione di un linguaggio figurativo autonomo, concomitante ad alcuni rilevanti fatti storici e con l’evoluzione stessa di Roma crocevia di diverse correnti culturali dell’area mediterranea che si incontrarono, influenzandosi reciprocamente. Nel III e nel II secolo a.C. l’impatto con le opere originali delle scuole ellenistiche di Grecia e d’oriente portate a Roma come bottino di guerra non comportò come generalmente si pensa, soltanto una produzione di imitazioni, ma anzi servì a dare stimoli nuovi agli artisti.
Un elemento importante per comprendere l’arte romana è il rapporto che essi avevano con la religione. I romani, dal carattere pratico e poco portati per le speculazioni di tipo metafisico-filosofico, vedevano in origine gli Dei come Geni e Numi tutelari. La loro specifica iconografia tra il VII e il V secolo si rifaranno alle immagini del repertorio greco ed etrusco. Dopo i grandi Dei rappresentati da Giove, Marte, Vesta, Giunone e Nettuno i Romani amavano divinità legate al culto della terra, come Flora, Fauno, Vertumno ecc… e i Lari e Penati, che erano i geni protettori della famiglia e della casa. A tale funzione assolvevano anche i Mani, cioè le anime dei defunti. La istituzione di speciali riti e feste religiose si deve già al II Re di Roma. Dopo che la civiltà Romana entrò in contatto con quella greca, la religione originaria subì delle contaminazioni e molti dei vennero identificati con quelli greci come Zeus, Hera, Atena ecc…inoltre se ne introdussero altri come Apollo Afrodite e Dioniso. Alla fine dell’epoca della Repubblica pertanto la religione romana divenne molto più complessa e perse quei caratteri di semplicità che ne avevano contraddistinto le origini.
Nell’ultimo secolo della Repubblica, specialmente con l’arte del ritratto, emergeranno forme tipicamente romane. La scultura romana poco prima del periodo detto dell’Impero, svilupperà uno stile proprio che si esprimerà principalmente nel rilievo storico e nel ritratto e comprenderà il verismo ellenistico e il realismo di tipo medio-italico. Fin dal periodo repubblicano infatti si era andata diffondendo la moda di realizzare, per alcuni importanti cittadini, dei ritratti che fissassero realisticamente le caratteristiche del volto al fine di tramandare ai posteri la fisionomia dell’uomo ritratto. Con il periodo dell’Impero, l’arte assume un carattere ufficiale. Ora è finalmente rivalutata e diventa uno strumento per celebrare le gesta degli imperatori e la potenza di Roma. Si ispirerà alle correnti ellenistiche e assumerà un carattere celebrativo per esprimere fasto e grandiosità. Siamo nell’età dei Flavi, quando si realizzano le opere più grandiose dell’arte romana.
L’arte scultorea romana si esprime massimamente anche nei bassorilievi e altorilievi dove prevalgono i soggetti storici o episodi della mitologia riconducibili al tema della morte. Tali raffigurazioni appartengono alle composizioni scultoree delle pareti dei sarcofagi, dove però sono anche frequenti scene di vita quotidiana. Esempi di espressioni elevate dell’arte dei bassorilievi e altorilievi si possono trovare nell’Ara Pacis, cioè l’altare della pace -I secolo a.C.-, nelle colonne onorarie di Traiano, Antonino e Marco Aurelio elevate per rappresentare le vittorie romane sulle popolazioni barbare e nelle decorazioni scultoree appartenenti agli archi di trionfo.
Per quello che riguarda l’arte pittorica, tracce di pittura romana si trovano soprattutto nelle abitazioni di Ercolano e Pompei ad affresco, i soggetti prediletti sono tratti dalla mitologia, ma vi si trovano anche paesaggi e le architetture rappresentati con arditi effetti illusori di profondità. Il primo periodo vede le pareti ripartite in zoccoli, riquadri, cornici, pilastri differenziati dal colore che imita un rivestimento marmoreo senza raffigurazioni di scene, questo stile viene detto “a incrostazione”. Successivamente – metà del I secolo a.C.- si fa strada la rappresentazione di finte architetture, volte ad ingrandire illusoriamente lo spazio; tale stile viene definito “stile architettonico”. Successivamente si ritornerà alla parete divisa in cornici dipinte ma con figure dipinte con rapide pennellate, su sfondi monocromatici; Solitamente si tende a raffigurare scene di genere, a soggetto mitologico o paesaggi: questo stile è chiamato “ornamentale”.
Apparterrà all’ultimo periodo dell’impero, il ritorno alla rappresentazione di elementi architettonici messi “in prospettiva”, con uno stile ricco di particolari che verrà definito “illusionistico”. Le decorazioni musive meritano un posto di tutto rispetto nell’arte romana; i mosaici erano realizzati sia sui pavimenti che sulle pareti. Realizzati con tecniche come l’opus tassellatum -che utilizzava tessere bianche e nere per disegni geometrici e incorniciature;- l’opus vermiculatum -che utilizzava piccolissime tessere disposte in linee che seguono le forme delle raffigurazioni;- l’opus sectile -che utilizzava lamelle marmoree colorate, tagliate secondo i particolari delle figure, i mosaici pavimentali spesso possedevano dei quadri centrali, che si chiamavano “emblemata” e venivano inseriti in un mosaico già creato, successivamente.
I mosaici Romani più belli sono quelli della Villa del Casale di Piazza Armerina in Sicilia, quelli di Pompei ed Ercolano e quelli delle Terme di Caracalla. Non mancano interessanti esempi anche nell’Africa settentrionale. I soggetti rappresentati erano i più svariati: potevano essere realizzate scene di caccia o mitologiche, come quelli di Piazza Armerina, oppure nature morte o scene dionisiache come a Pompei. Esercizi ginnici e gladiatori erano un altro dei soggetti maggiormente rappresentati, come nelle terme di Caracalla.