Arte concettuale
Dal 1967, in aperta opposizione all’atteggiamento che vedeva la produzione artistica considerata come una merce, si fece strada in ambito internazionale, una nuova tendenza, che prendendo il nome di Arte Concettuale tendeva ad affermare il valore dell’idea come prevalente sul prodotto e quindi la importanza del processo mentale nella realizzazione di un’opera d’arte. Con l’arte concettuale si può dire si attui una sorta di dematerializzazione delle opere, che comunque non condurrà quasi mai alla totale cancellazione del visibile, poiché l’arte concettuale non vorrà sostituire il linguaggio dell’arte con quello della parola.
Anche se è vero che a volte tali opere si sono concretizzate nella non visibile registrazione su nastro di rumori o parole.
Gillo Dorfles la definisce “corrente squisitamente mentale, di ricerca intellettuale, speculativa il cui fine è soprattutto disgiungere ad una realizzazione poetica più che quello di incarnarsi in un preciso embrione formale, tangibile e decisamente fruibile percettivamente. Sicchè anche alcune forme in cui l’elemento percettivo è particolarmente evidente, danno più peso alla ricerca dei meccanismi messi in moto dall’impatto percettivo che alla realizzazione fattuale degli stessi”.
Precursori di tale atteggiamento si possono considerare artisti come Duchamp, Manzoni, Klein. Il fenomeno che tende alla dissacrazione, dell’oggetto artistico nei famosissimi ready-made Duchampiani, si pone infatti come una delle prime operazioni di arte concettuale. Per non dire delle opere pensate dal Manzoni, che con la vendita di “escrementi d’autore” sigla senza dubbio una operazione di carattere concettuale. Non si presentano generalmente più opere ma progetti di opere, operazioni sulla realtà, proposte e modi di essere, idee. Una attività creativa che si annuncia “sine materia”.
Un’altro dei promotori dell’Arte Concettuale è il gruppo inglese dell’Arte Language, che indaga le proporzioni linguistiche e la descrizione di fatti e avvenimenti. Altro precursore fu Kosuth, che nel 1965 presenta un’opera nella quale oggetti come sedie, una sega, degli orologi, accompagnati dalle loro rappresentazioni, fotografiche e definizioni del dizionario, stampate, si esibiscono al solo scopo di “denotare se stessi”.
Opere concettuali sono quelle del francese Ben Vautier, noto per i suoi aforismi tracciati in bianco su di uno sfondo nero, che come opera artistica pone delle sue affermazioni all’attenzione del pubblico. Altri artisti di questa tendenza e delle sue diverse derivazioni sono Emilio Isgrò, che nell’ambito di una attività definibile grafico-concettuale produsse opere visivo-verbali in forma di poesie visive, o tavole a contenuto metaforico satirico.
Nella poesia visiva tuttavia si è a volte osservata la tendenza a volere produrre risultati a carattere estetico che nei concettuali definiti più puri, è stato a volte addirittura evitato. Altri nomi afferenti alla corrente concettuale sono: Paolini, Nannucci, Sol Lewitt, Pistoletto, Beuys, Christo, Dibbets, Oppenheim, Gina Pane.
È interessante notare come paesi tra loro distanti, sia culturalmente che geograficamente abbiano condiviso elementi fondanti di questo genere artistico. Dall’arte Concettuale prenderà le mosse l’Arte povera, come totale rifiuto del bel materiale, della composizione struttura secondo precise regole, ma anche altre variegate tendenze che si possono includere nell’ambito dell’arte concettuale.
Tra le variegate tendenze possiamo annoverare quelle che hanno reso corpo dell’azione artistica, nel tentativo di concretizzazione della stessa dei fazzoletti insanguinati, o delle lamette da barba utilizzate nelle performance, facendo commercializzazione di tali oggetti. Forse in ciò si può individuare il limite di un’arte che, partita da determinati principi, si è poi via via contraddetta, all’interno di determinate espressioni. Anche la Land Art, la Body art e l’Arte povera possono essere considerate correnti aderenti al concettuale.