Architettura Romanica
L’architettura romanica segna una rinascita, una esplosione di creatività dopo la grande, collettiva paura dell’anno mille e si manifesta, con una volontà di ripresa di identità espressa da parte di tutti i paesi che vi partecipano -seppure con articolazioni diverse-, ripartendo dalle peculiarità condivisibili, lasciate in eredità dall’impero romano. Anche se i limiti cronologici dell’architettura romanica devono intendersi in relazione alle aree geografiche di riferimento, dove tale linguaggio si innesta, per architettura Romanica si può intendere genericamente quella produzione sviluppatasi in area europea alla fine dell’XI sec., che si andrà ad esaurire intorno alla metà del XIII secolo.
Il periodo storico di riferimento è caratterizzato da un profondo rinnovamento di tipo economico, sociale, politico e religioso. L’alto medioevo si era precedentemente distinto per l’istituzione del feudalesimo, che aveva di fatto sostituita quella romana con tutto il corpus delle sue leggi. Anche in relazione al periodo di grave crisi economica, molte città avevano quasi del tutto perso le precedenti funzioni, e, avendo preferito i “signorotti” vivere in castelli fuori da esse, anche le popolazioni che non si sentivano più sicure, si erano conseguentemente spostate nelle campagne o in piccoli centri rurali passando ad una economia di pura sussistenza. Anche la vita monastica si era spostata in ambiti extra urbani attivando monasteri che, tuttavia assolveranno al compito di mantenere viva la cultura.
Con la ripresa dell’economia dopo l’anno mille, si attesta un rinnovato sviluppo delle città che determina anche una rinnovata coscienza civica favorevole alla ripresa dell’attività costruttiva. Il termine stesso “romanico” vuole designare quella comune eredità romana dei territori che si estendono dalla Spagna alla Francia e all’Italia fino all’Inghilterra ed ai paesi Scandinavi, e presumibilmente si adottò in riferimento all’area geografica in cui si diffuse, coincidente con quella in cui si parlavano le lingue romanze. La possibile data di inizio delle prime manifestazioni architettoniche romaniche è stata stabilita intorno al 1080. Nella seconda metà del XI secolo, si attesta infatti una straordinaria fioritura successiva a delle espressioni architettoniche definibili come proto-romaniche (del IX e X secolo).
Il linguaggio architettonico romanico diverrà nel tempo lo stile internazionale comunemente utilizzato in Europa. L’architettura romanica, infatti, pur avendo espresso nelle diverse aree geografiche delle varianti anche notevoli, presenta fattori comuni che ne sanciscono generali caratteri di omogeneità. Primo fra tutti il recupero di elementi strutturali propri dell’architettura romana, in special modo di archi, volte a botte e a crociera che sostituirono le capriate di legno, soggette frequentemente ad incendi e che l’architettura diventa l’attività dominante cui le altre arti sono subordinate. L’attività edificatoria si esprime soprattutto attraverso la produzione di Cattedrali dalla articolata e massiccia spazialità. Questo anche perché in questo periodo è la Chiesa ad assumere un ruolo di primo piano all’interno della società, vista come depositaria della cultura occidentale. Con la sua presenza capillare nel territorio e con la sua potente organizzazione, utilizza l’edificio religioso -la chiesa romanica-, come simbolo della propria presenza.
La Cattedrale oltre a rivestire una funzione di carattere religioso è anche lo spazio condivisibile dalla comunità, il luogo di sepoltura degli uomini illustri e il punto di riferimento visivo dei centri urbani. Assume dunque anche un ruolo simbolico ed è demandata ad esprimere l’identità stessa delle comunità. Dall’architettura romana, quella romanica, desume l’elemento volta a crociera che diviene tema ricorrente.
Dominante e massiccia, la cattedrale basa il suo sistema costruttivo sulle pesanti murature e sui robusti pilastri, atti a sostenere il peso delle imponenti volte a crociera. Lungo le navate, spesso sono infatti proprio dei robusti pilastri a sostituire le colonne: essi sostengono una serie di volte a crociera, ad ognuna delle quali corrisponde uno spazio, detto campata. I pilastri spesso possono essere cruciformi, o “a fascio”. La copertura mediante volte in pietra, asseconda il gusto per l’articolazione spaziale degli interni. Un gioco di spinte e controspinte, viene generato dalla forma dell’elemento della volta. Per risolvere i problemi tecnici conseguente all’uso di questa copertura i costruttori romanici oppongono alla spinta delle volte della navata centrale, le navatelle laterali, coperte a volta e sormontate da matroneo, anch’esso voltato. In tal modo, la somma delle spinte esercitate va a compensare quella della volta principale. L’arco che si imposta su di essi è quasi sempre a tutto sesto, anche se alcuni esempi portano anche archi a sesto acuto. Elemento di fondamentale importanza per la struttura delle chiese romaniche è il “costolone”. Si tratta del profilo ad arco che rinforza e segna gli spigoli della volta, e che raccoglie il maggior numero di sforzi della struttura. Continuando fino a terra, origina il pilastro polistilo, utile a scaricare i pesi delle volte. Se presenti le colonne che separano le navate, in genere sono tozze e non presentano più i rapporti modulari tra altezza del fusto e diametro. Hanno basi, dotate di un plinto quadrato e presentano un capitello con forma cubica o a tronco di piramide rovesciata. Il capitello, può anche essere corinzio, e la decorazione a motivi vegetali o con figure e scene scolpite.
La pianta delle chiese romaniche, è basilicale suddivisa in navate: quella principale lunga ed ampia, e quelle laterali prolungandosi circondano il transetto e l’emiciclo absidale. La pianta si articola in alzato su tre livelli: quello delle navate, quello del presbiterio (che si presenta rialzato su gradini), e quello della cripta, (che si trova sotto il presbiterio). L’altare e la cripta sono posti all’incrocio dei bracci. Le navate laterali terminano anch’esse con absidi, affiancate a quella maggiore. Innovazioni rispetto alla basilica paleocristiana, si registrano soprattutto nella parte terminale della chiesa. Viene infatti incrementata l’articolazione della zona absidale, detta anche coro o presbiterio, che si arricchisce di più cappelle, aperte a raggiera verso l’esterno. Spesso sotto il presbiterio si destina uno spazio per un ambiente riservato alla conservazione delle reliquie del Santo cui la chiesa è dedicata. Tale ambiente, semi-sotterraneo, è appunto la cripta.
All’esterno i muri di laterizio o di pietra sono spesso dotati dei tipici rinforzi: i contrafforti. Generalmente si fa uso di materiali poveri, quelli che venivano trovati nel luogo di edificazione. I mattoni messi in opera a filari e uniti tra loro da strati di malta. Le mura, massicce e piuttosto basse, sono concepite in modo che sia netta la percezione delle masse murarie, per dare un senso di stabilità a tutta la struttura.
Tuttavia tali masse, sono in qualche modo “alleggerite” da alcuni accorgimenti formali come: delle loggette costituite da archeggiature cieche poggianti su colonnine o lesene; sistemi a logge intrecciate, e partizioni verticali delle superfici murarie attuate con lesene, sormontate da archi.
Altre modalità utilizzate per arricchire i fronti esterni, sono le strette finestre a feritoia, a semplice o doppia strombatura, i fregi decorativi con disegni geometrici e le decorazioni scultoree. Il prospetto di ingresso presenta un tetto a doppio spiovente, o a salienti. La facciata, a capanna, è spesso monocuspidata, cioè con la parte corrispondente alla navata principale sopraelevata. Il prospetto, arricchito da archi e loggette pensili presenta spesso un elemento chiamato rosone, che oltre a ricoprire n ruolo di decorazione, è atto ad illuminare lo spazio della navata centrale. Anche l’uso della luce differisce rispetto agli esempi di chiese paleocristiane e bizantine. La luce che prima giungeva dall’alto, dalle grandi aperture presenti sopra la navata centrale, nelle cattedrali romaniche giunge da piccole e strette feritoie, tenendo la chiesa in uno stato di penombra. Il portale di ingresso è riccamente decorato. Ad esso a volte erano affiancati due portali minori e, sui fianchi laterali erano posti generalmente altri due portali. Di questi, quello meridionale costituiva spesso il più ornato. Il portale è dotato di archivolto: una fascia decorata a rilievi, che può essere cordonata o scolpita, e che segue la curva stessa dell’arco, a tutto sesto -o raramente anche acuto. I portali detti a sguancio, presentano una successione di archi ciechi che seguono la strombatura dei piedritti –sostegni dell’arco. Una caratteristica tipicamente romanica fu quella di far precedere il portale principale dal protiro – una struttura costituita da un arco poggiante su due colonne rette dai leoni stilofori. In questo caso la copertura è un piccolo tetto a doppio spiovente. Altro elemento ricorrente è il campanile a pianta quadrata: esso viene inserito generalmente nel transetto (anche se in Italia, la torre campanaria viene spesso concepita come edificio indipendente). Le porte dei portali i ingresso, sono spesso in bronzo: la tecnica della fusione, viene infatti ripresa nel XII secolo. Le colonnine dei chiostri, sono tortili o decorate con motivi spiraliformi.
Alcune tesi supportano una derivazione del romanico, dalle opere realizzate in periodo ottoniano. In Germania tale architettura infatti determinò una fioritura di forme romaniche ad es. nella Cattedrale di Spira. A Colonia si svilupperà successivamente la più importante scuola del romanico tedesco. In Inghilterra si perverrà ad architetture che costituiranno la premessa del Gotico, – vedi le Cattedrali di Durham e Winchester. In Francia si distingueranno diverse scuole, come quelle delle Normandia, della Provenza, della Borgogna o dell’Auvergne. In Borgogna ed in Auvergne, ma anche in Normandia con il complesso di St. Michel ed in Provenza con S. Trofime di Arles, possediamo alcuni splendidi esempi di architettura romanica.
Sorgono in epoca romanica numerosi santuari, determinati dalla nuova tendenza al culto delle reliquie. Essi nascono lungo le vie di pellegrinaggio, proprio per potere svolgere la funzione di accogliere i pellegrini che percorrevano itinerari precisi – vedi ad es. il cammino di Santiago-, e presentano caratteri unitari. Anche in Italia si assiste a tali fenomeni: in Puglia lungo l’Appia Traiana, che la univa a Roma passavano i pellegrini, diretti alla grotta di San Michele Arcangelo sul Gargano. L’impulso dato dal pellegrinaggio verso Santiago di Compostela alla costruzione di numerose chiese, determinerà il romanico spagnolo. Noto capolavoro è proprio la Cattedrale di Santiago, che eccelle soprattutto per la preziosissima decorazione scultorea.
In Italia l’architettura romanica si svilupperà a partire dalla II metà del XI secolo e durerà fino agli inizi del XIII. Il romanico italiano presenta diverse varianti regionali: quella che si sviluppò nell’area padana si configura in maniera omogenea. Esempi sono la chiesa di S. Ambrogio a Milano e quella di S. Michele a Pavia oltre alla cattedrale di Parma. Esse si distinsero visivamente per l’uso di mattoni o pietre a faccia vista e per la facciata a capanna tripartita. In area Toscana invece avremo esiti diversi per Firenze, Siena e Pisa dove le opere architettoniche romaniche, presenteranno un carattere romanico solo per alcuni elementi, mentre si utilizzerà ancora la decorazione marmorea, interna ed esterna. In Toscana, ma anche nelle Marche e in Umbria, si avrà la tipica decorazione dei muri a fasce bicromatiche orizzontali. A Venezia, per via dei suoi contatti con l’oriente, si resterà legati ad una concezione architettonica di tipo bizantino. San Marco, adotta infatti una soluzione tipica dell’area bizantina e si sviluppa a croce greca, con copertura a cupole raccordate a pilastri mediante i tipici pennacchi. Nell’Italia meridionale e in Sicilia contraddistinto dalla presenza della cultura bizantina ed araba. Si perverrà ad originali contaminazioni di elementi differenti che porteranno a loro volta a nuove concezioni architettoniche, dove le eredità lasciate, si fonderanno in un’architettura particolarissima, a volte anche caratterizzata da coperture a cupole emisferiche, – vedi San Giovanni degli Eremiti a Palermo.