Architettura Neoclassica
La cultura neoclassica nasce dopo la I metà del 1700 e si sviluppa nei primi decenni del 1800 in corrispondenza di un vero e proprio movimento culturale, collegato alle istanze portate avanti dal pensiero illuminista. L’Illuminismo, aveva nel 1700, visto nella ragione un elemento di riscatto degli uomini e aveva determinato una profonda modificazione nel modo di concepire la produzione artistica, nel suo complesso. Winckelmann archeologo tedesco, e Mengs a porre le basi del pensiero razionalista neoclassico.
Per Winckelmann, il riferimento all’arte greca diventerà una sorta di elemento di paragone o parametro di giudizio sul bello ideale. Le scoperte archeologiche di Pompei ed Ercolano, effettuate nel 1748 e nel 1768, avevano determinato nei confronti delle antiche rovine un atteggiamento volto ad indagare proprio il concetto di bellezza assoluto. Tuttavia, il riferimento all’arte classica, non si limiterà solamente a quella greca, infatti, se per Winckelmann il parametro di bellezza sarà nell’arte greca, -ricordiamo a tal proposito la frase “nobile semplicità, serena grandezza”-, per Mengs sarà riposto nell’arte classica di Raffaello.
Il Neoclassicismo nacque quindi, proponendo un recupero dei modelli fatti di compostezza e armonia delle antichità classiche in contrapposizione alle forme barocche di cui si rifiutarono gli eccessi e i contenuti e ci si ispirerà ai modelli antichi cui verranno attribuiti caratteri etico-ideologici. Se alla Roma repubblicana ci si riferì nel periodo della rivoluzione francese, il periodo dell’impero di Roma sarà il riferimento per l’epoca napoleonica. In questo periodo fioriscono numerosi trattati, per definire la composizione, le proporzioni fra le parti e le categorie secondo cui classificare i vari tipi di espressione artistica. Dal punto di vista socio-politico si i cominciano anche a fare strada le istanze proposte dalla borghesia, che, nel suo cammino richiederà un processo di democratizzazione orientato verso forme di governo costituzionale, atte a garantire lo stato di diritto e la libertà dei cittadini.
Si amplia la committenza, che, a sua volta, modifica la figura stessa dell’architetto che adesso si vede portatore di un ruolo utile alla comunità. Nello stesso momento in cui il Neoclassicismo segna la sua maggiore affermazione, sono però già vivi nuovi fermenti che gli si contrappongono. Nell’Ottocento si affermano infatti anche delle volontà di superamento delle istanze del razionalismo illuministico e si registra una apertura verso architetture tradizionali. Questa tendenza di ricerca di individualità nazionale avvierà un processo di rivalutazione del singolo e dei sentimenti. Già con la “poetica del sublime” sviluppatasi in Inghilterra, e dell’affine “Sturm und Drang “ in Germania, si erano delineati alcuni suoi presupposti. La poetica del sublime e lo Sturm und Drang pur essendo generalmente classificate come pre-romantiche, si basano su uno dei fondamenti del Neoclassicismo, e cioè sui modelli delle forme classiche, nei riguardi dei quali, tali poetiche, assumono un atteggiamento nostalgico, sostanzialmente “romantico”. Tanto da potere affermare che lo stesso Neoclassicismo altro non è, che un aspetto della concezione romantica dell’arte in senso ampio.
Il romanticismo si differenzierà a seconda delle aree, anche perché le inerenti tematiche si rivolgeranno al recupero della storia delle singole nazioni e delle singole culture. Avremo quello inglese, quello italiano, quello francese e quello tedesco. Quest’ultimo in particolare, si opporrà alle regole dell’illuminismo valorizzando la spontaneità espressiva data dalle passioni e dal sentimento. Verranno pertanto rivalutate quelle espressioni architettoniche dei popoli germanici del Medioevo, che non viene più considerato un periodo di decadenza, ma anzi un periodo ritenuto libero dai legami con gli schemi classici e caratterizzato da creazioni originali. L’ottocento è anche il secolo delle grandi scoperte scientifiche, oltre che delle trasformazioni sociali e politiche. L’industrializzazione, cominciata prima in Inghilterra, in Europa si svilupperà nel corso del secolo.
Lo sviluppo della tecnologia industriale, provocherà una crisi dell’artigianato che inciderà anch’essa nel modo di vedere l’oggetto artistico e si imporranno con urgenza le ricerche di soluzioni alle problematiche circa l’espansione delle città. Attorno ai nuclei urbani originari, si costruiscono ora dei quartieri operai, e si cominciano a prefigurare le città moderne; le nuove esigenze agevolano il processo di costruzione di molti edifici pubblici come ospedali, mercati, stazioni e palazzi per le esposizioni. Questi ultimi saranno visti come i simboli del progresso per forma e contenuti, pertanto per essi si useranno materiali inediti come il ferro e la ghisa. “L’arte neoclassica – afferma Argan- vuol essere arte moderna, impegnata a fondo nella problematica del proprio tempo”. L’arte neoclassica con il suo riferirsi all’antichità classica, ma anche a quella etrusca o egiziana, non fu sempre omogenea. Si perverrà in molti casi all’eclettismo, con una tendenza a mescolare vari spunti provenienti da culture diverse. Quindi l’iniziale unitarietà di programma a volte cedette verso una frammentazione, che si pose poi alla base di quel gusto eclettico che si svilupperà da lì a poco.
Ma vediamo quali furono i riflessi in architettura. L’ideale neoclassico del rigore nella tecnica attribuirà alla “ideazione” una notevole importanza: pur avendo affinità con l’immaginazione, l’ideazione si assimila di più all’azione del progettare, che utilizza i procedimenti della ragione. In genere le chiese sono a pianta centrale, hanno un portico d’ingresso arricchito da colonne e completato dal timpano. Le colonne, doriche, ioniche o corinzie, e sono appoggiate su di un alto zoccolo. I palazzi privati invece, presentano facciate molto allungate e racchiudono un cortile interno. Dotati di uno scalone monumentale che conduce al piano nobile, sono caratterizzati da numerose stanze allineate.
Anche in Italia si assiste alla nascita dello stile neoclassico ed il riferimento sovente è al periodo dell’Impero; L’Italia proponendo una rispondenza della forma alla funzione ed una spiccata sobrietà della decorazione svilupperà modelli che si diffonderanno in tutta Europa. In Italia, gli architetti di maggiore rilievo del periodo neoclassico sono il precursore Luigi Vanvitelli e Giuseppe Piermarini. Vanvitelli agisce nella II metà del 1700, e Piermarini, allievo di Vanvitelli, realizzò opere nelle quali la luce si poneva sulle forme priva dei violenti contrasti d’ombra del barocco. Piermarini, noto come originale interprete del linguaggio neoclassico, utilizzò gli elementi architettonici come le colonne, i pilastri, le cornici, per scandire ritmicamente le facciate più che per costruirne un fisico rilievo. L’equilibrio è la componente essenziale della sua architettura, che tuttavia non assumerà mai la totale freddezza tipica di una architettura neoclassica di sterile imitazione. Vicino alle problematiche di carattere tecnico-funzionali, Piermarini volle anche operare per rendere la città di Milano “alla moda”. A Milano realizza varie sistemazioni urbanistiche e la Villa Reale di Monza, impostata su di uno schema aperto che si articola in un parco circostante. Autore del Teatro alla Scala di Milano, del 1778, realizza una facciata ornata con colonne appoggiate su di una base a bugnato. Il gusto del teatro è adesso nettamente neoclassico. Vi inserisce un portico carrozzabile che costituisce un elemento di forte caratterizzazione. L’acustica interna ha quel giusto rapporto realizzato fra masse e spazi vuoti.
Valadier, uno dei massimi esponenti dell’architettura neoclassica, realizza la facciata della chiesa di San Rocco. Qui armonizza il partito centrale che si slancia in altezza con le due coppie di colonne scanalate, con le due ali ribassate laterali, che si svolgono il larghezza, attraverso un sapiente gioco di incastri. Architetto romano, Valadier, non è animato né da programmi di carattere ideologico-sociale, né è condizionato dall’essere a servizio di una particolare tipologia di committenza. Valadier è stato definito da Argan: “stilista puro e perfetto, ma senza l’ambizione di fare opere immortali”. Ed è forse proprio questo il suo segreto, l’innato senso di misura che gli conferisce la palma di artista neoclassico puro. Dotato di spirito pratico, Valadier è maggiormente noto per la sistemazione di Piazza del Popolo a Roma. Non vuole ottenere effetti grandiosi ma semplicemente collegare, attraverso eleganti rampe e limpidi prospetti, l’elemento architettonico a quello paesistico. A Milano opera Pollak, viennese, cui si deve la Villa Reale situata all’interno di un giardino all’inglese. Infine come non ricordare il veneziano Japelli, cui si deve il noto caffè Pedrocchi, al centro di Padova in stile neoclassico. G. Jappelli articola la pianta del suo caffè Pedrocchi per andare incontro alla sua stessa funzione. Quella di luogo di incontro. Attinge al repertorio della decorazione pompeiana. In lui si riscontra quel gusto eclettico che porterà all’utilizzo di stili diversi in modo disinvolto. Sarà proprio Jappelli a portare in Italia la moda del giardino all’inglese.