Architettura Greca
L’architettura greca, rappresenta una delle prime raffinate evoluzioni dell’atto del progettare verso le forme dell’architettura, sensibili all’uomo e al contesto ambientale, e rappresenta una delle più alte espressioni dell’attività artistica nella storia. Ancora oggi, chi vede un’opera della Grecia Classica rimane stupito di fronte alla purezza delle forme, siano esse appartenenti ad una scultura o ad una architettura.
Dal punto di vista storico occorre precisare che la civiltà greca, che si sviluppa a partire dall’ottavo secolo a.C., nasce da un comune sentire di diverse popolazioni – Dori, Ioni ed Eoli- che si riconoscono figlie di un ceppo unico. Tuttavia sarebbe errato pensare ad una unica entità politica…. Anzi la Poleis, si configura da subito come un organismo indipendente che vive in relazione ad un proprio limitato territorio. La città è caratterizzata dall’Acropoli, letteralmente parte alta che assume un ruolo sacro. Vi si edificano infatti gli edifici religiosi e solo in caso di pericolo, l’acropoli costituisce rifugio per la popolazione che abita la parte bassa della città. La parte abitata presenta una pianta a scacchiera con strade che si intersecano formando angolo retto. A tale soluzione era giunto a Mileto Ippodamo nel V secolo a.C.
Generalmente si tende a suddividere la produzione artistica greca in tre periodi:
- periodo di formazione – altrimenti detto medioevo ellenico- dall’XI al l’VIII secolo a.C. (in questo periodo si svilupperà per l’arte vascolare la decorazione geometrica, infatti tale periodo viene anche denominato “geometrico”).
- età arcaica dall’VIII alla metà del V secolo a.C. (dal termine archaios utilizzato da Erodoto nel V secolo per indicare tutto ciò che era antico rispetto alla sua epoca).
- età classica, dalla metà del V ala fine del IV secolo a.C. (da classis, classe intesa come organismo compiuto, unitario perfetto ed armonico).
infine si perverrà all’ellenismo che va dalla fine del IV al I secolo a.C.
Intorno al settimo secolo a.C. si può osservare che appaiono già definiti i caratteri principali dell’arte greca, e dunque anche dell’architettura. Gli architetti guardarono alla filosofia e si orientarono anch’essi al quella ricerca dell’unità o meglio dell’”uno” quale principio generatore dell’ordine. Nell’ambito di tale ricerca tesero in arte a rappresentare dunque non ciò che è transitorio e mutevole, ma ciò che è perfetto, e pertanto, stabile.
Da tale concetto deriva probabilmente la costante cura degli architetti greci al conferire una impressione di stabilità e di armonia ai propri templi attraverso calcolate correzioni ottiche e attraverso il ricorso al modulo, un modo per rapportare la misura di ogni singola parte al tutto.
I progettisti greci si espressero, per le loro costruzioni, alla scala d’uomo e inoltre ebbero cura di inserire nel contesto naturale le loro opere senza tuttavia stravolgerlo, utilizzandone anzi, le potenzialità, come ad es. le pendenze del terreno. L’armonia della natura si rispecchia nell’uomo. Occorreva armonizzare l’architettura sacra a a tale principio. Nasce così l”architettura dei templi greci…. Molti studiosi concordano nell’affermare che la forma del tempio abbia in origine guardato a quella del Megaron del palazzo miceneo. Tale sala infatti era quella dove gli abitanti di Micene solevano assistere ad i riti religiosi. Il tempio è rivolto ad oriente, in costante rapporto con la dimensione celeste. Possiede, in età classica una struttura ben precisa, ma ad essa perviene da una lenta evoluzione. Anche il tempio infatti, come la scultura conosce un periodo arcaico ed uno classico.
Per descrivere la struttura di un tempio occorre conoscere la denominazione delle parti da cui è composto. Il tempio comprende il naos, o cella, destinata ad ospitare la Divinità cui era dedicato. Il pronao era costituito dal prolungamento delle pareti del naos e se racchiudeva tra le ante due colonne, era detto in antis. Il tempio prostilo presentava invece nel fronte una serie di colonne. Quando tale schema era presente anche nella parte posteriore il tempio si identificava come anfiprostilo. Se il tempio, (in antis, prostilo o anfiprostilo) poi veniva circondato per tutti i quattro lati da una fila di colonne veniva chiamato periptero.
Costruiti per essere accessibili solo ai sacerdoti, i Templi sorgevano in posizione dominante nelle cosiddette Acropoli delle città. Con l’architettura greca si stabiliscono i cosiddetti “ordini architettonici”, -il dorico, lo ionico e il corinzio- che ebbero origine in tempi ed in luoghi della Grecia diversi. Il termine ordini deriva dal concetto di disposizione organica delle parti al tutto, secondo quel criterio armonico che prende il nome di “ordine”.
L’ordine denominato “dorico” nasce in area occidentale intorno al VIII sec. a.C.; L’ordine ionico invece nell’area orientale della Grecia e in Asia minore intorno al VI – V secolo a.C. Ed infine l’ordine corinzio presso l’area di Corinto, intorno al IV secolo a.C. Quello che maggiormente concorre a distinguere un ordine dall’altro è la forma del capitello, che è piuttosto liscio e semplice nell’ordine dorico, mentre presenta una maggiore articolazione con le due volute nell’ordine ionico, ed è a forma di cesto, con foglie d’acanto, nell’ordine corinzio. Tuttavia questo è solamente l’aspetto più evidente; a seconda dell’ordine, infatti, i rapporti numerici, tra i vari elementi cambiano: dal plinto di base al capitello, dall’altezza della trabeazione alla distanza tra le colonne i rapporti si stabiliscono attraverso un codificato insieme di regole. La modularità, conferiva infatti al tempio quell’armonia tra le parti, necessaria al risultato finale. Fissata la dimensione del diametro delle colonne, le proporzioni degli altri elementi scaturivano da sé. Pertanto, la modularità conferiva l’idea di un edificio che oltre ad avere proporzioni armoniche, aveva anche un assetto stabile.
Il Tempio era dotato di una cella principale – detta il naos – che era il luogo dove si conservava la scultura della divinità cui era dedicato il tempio; a questo nucleo centrale, si affiancavano altri ambienti, destinati alle varie funzioni religiose; dotato di colonne inizialmente, sulla sola parte anteriore, successivamente il Tempio estese il colonnato a tutto il perimetro dell’edificio. Il colonnato, era formato da colonne scanalate, dotate di un rigonfiamento ad un terzo dell’altezza (tale accorgimento era denominato entasi); i templi erano inoltre dotati di sculture a basso rilievo nei frontoni, nelle metope e nei fregi continui. Ma andiamo alla storia: Dal XII al IX secolo a.C. popolazioni di Ioni, Eoli, Dori, provenienti dai Balcani avevano occupato in fasi successive, il Peloponneso.
Tali popolazioni si imposero alla precedente civiltà micenea, determinando l’inizio di una nuova cultura, che si estenderà a tutto il Mediterraneo. Con architettura greca si indica in genere tutta quella produzione in origine localizzata nella parte a sud dell’area balcanica e nelle isole dello ionio dell’Egeo e lungo le coste mediterranee dell’Asia minore – X, IX secolo a.C. -Dal VIII secolo, si diffuse nel bacino del mediterraneo. (La suddivisione è pertanto questa: -dal 1000 al 750 a.C., si svolge il periodo di formazione; Dal 750 al 600 circa, il periodo orientalizzante; Dal 610 al 480 a.C., il periodo arcaico; Dal 480 al 450 il periodo severo; Dal 450 al 323 il periodo classico e, a partire dal 323 a.C il periodo ellenistico).
Quando la civiltà greca si estese sulle coste dell’Asia Minore e dell’Italia meridionale, fondò le note colonie della Magna Grecia, per diffondersi poi, con Alessandro Magno, anche in Egitto ed in Oriente, fino ai confini dell’India. Nel Periodo Arcaico, che parte dall’VIII secolo alla prima metà del V secolo a.C. Si evidenziano in architettura ancora modi espressivi degli antichi popoli dei Dori e degli Ioni. I primi templi peripteri documentati da scavi sono l’Heraion di Olimpia della fine dl VII sec. L’architettura dorica è inoltre esemplificata nell’Artemision di Corfù del 590 aC, e dal tempio di Apollo a Corinto.
I primi esempi di ordine ionico sono tempietti per doni votivi nel recinto sacro di Apollo a Delfi del 540 circa. Nella Grecia continentale, la fine del VI secolo a.C., troviamo una delle opere più interessanti del cosiddetto “arcaismo maturo”. Il Tempio di Afaia ad Egina -500 a.C.-, periptero dorico, che presenta uno snellimento delle colonne e la ripartizione: pronao, naos e opistodomo. Il Periodo Classico, fu determinato anche da premesse di tipo politico, come l’allontanarsi della minaccia persiana. In architettura rappresenta quello che ha maggiormente ispirato tutta la produzione artistica futura ed ha raggiunto le cime più alte dell’espressione artistica greca. Parte dalla seconda metà del V secolo e si estende a tutto il IV secolo a.C, e presenta caratteri unitari e ben definiti, in cui vennero sintetizzati i due linguaggi -del dorico e dello ionico- in un nuovo linguaggio che si inquadra nell’ambito della cosiddetta scuola attica.
A questo periodo risale il complesso monumentale più significativo del periodo classico: l’Acropoli di Atene, costruita per volontà di Pericle affinché divenisse il simbolo della grandezza greca. Quando Pericle assunse il potere dopo la morte di Cimone nel 450 a.C. portò l’Acropoli, che già possedeva delle costruzioni precedenti, al suo massimo splendore. Il primo edificio innalzato sull’Acropoli fu il Tempio di Athena Parthenos, costruito tra il 447 ed il 438 a.C. chiamato Partenone in relazione al Parthenon, come era chiamato in origine il tesoro della Dea.
Il Partenone è un octastilo periptero dorico. Dedicato alla protettrice della città, quasi a volere ingraziarsi la Dea nel difficile momento della contesa con i Persiani. La sua progettazione, ad opera degli architetti Iktino e Callicrate, fu iniziata nel 447 a.C. quando venne inaugurata la grande statua crisoelefantina, -oro e in avorio-, dell’Athena Parthenos di Fidia. Come base venne utilizzata, opportunamente ampliata, la piattaforma del precedente tempio. Iktino volle mantenere la divisione della cella in due settori, il vano principale a ovest a tre navate con doppia fila di dieci colonne, il secondo a est, a pianta quadrata, con quattro colonne che sostenevano il soffitto ma tenendo conto, però, delle proporzioni monumentali che Fidia prevedeva per la statua. Mantenne allora la divisione in due sale della cella del precedente tempio, e trasformò la ripartizione degli spazi e dei volumi. Aumentando l’ampiezza della cella il numero delle colonne sulla facciata passò da sei a otto; i corridoi del peristilio vennero ridotti, il pronao e l’opistodomo ebbero meno profondità. La decorazione scultorea era distribuita su novantadue metope della trabeazione su un fregio di 160 mt che girava intorno alla cella. I frontoni invece presentavano, a est, la nascita di Atena ed a Ovest la contesa tra Atena e Poseidone. I frammenti dispersi furono poi messi insieme grazie ai disegni di Carrey, eseguiti prima dei danneggiamenti subiti a causa di una esplosione. Dopo la costruzione del Partenone si continuò ad edificare nell’Acropoli, fino alla fine del V secolo a.C. Si trattava adesso di erigere un ingresso monumentale in sostituzione del precedente accesso, costruito nel VI secolo a.C. Che non rispondeva più alle esigenze del rinnovato Tempio.
I lavori cominciarono nel 437-436 a.C. ma non furono mai terminati a causa della guerra del Peloponneso tra Atene e Sparta, (432 a.C.). I Propilei, con i quali si supera il dislivello occidentale della collina, furono edificati per opera di Mnesicle. Composti da un corpo centrale munito di sei colonne doriche sulle due facciate –ad ovest ed est, l’interno è diviso da una parete a cinque porte in due vestiboli, dei quali quello occidentale è il più grande e presenta tre navate separate da due file colonne ioniche. Al corpo centrale si affianca a nord, un edificio formato da un’ampia sala e da un portico a tre colonne. A sud dei Propilei, il Tempietto ionico, tetrastilo, di Athena Nike, (430-420 a.C. Circa). Ebbe alterne vicende e solamente dopo la morte di Pericle, nel 424-423 a.C., il progetto di Callicrate fu ripreso. Si tratta di un tempio in marmo pentelico, avente quattro colonne sulle due facciate, con un’unica cella. Lungo il lato sud delle mura fu costruito l’Eretteo, (421 – 405 a.c.) il cui corpo principale è costituito da un tempio ionico con sei colonne su fronte come accesso alla cella dell’Athena Polias, dove era conservata la statua della dea -che si credeva fosse caduta dal cielo; il fronte occidentale è chiuso da un’altra parete. Nel lato nord un vestibolo con quattro colonne ioniche sul fronte e una su ciascun lato, racchiudeva il segno del colpo del tridente di Poseidone, dando l’accesso alla cella del dio. Nel lato meridionale la Loggia delle Cariatidi, presenta sei statue femminili, le cariatidi appunto, di cui oggi vediamo delle copie.
Dal III secolo al II secolo a.C. si svolge il periodo Ellenistico.
Alessandro Magno riunisce in un grande unico impero le civiltà dell’Oriente e della Grecia, e l’arte greca arricchendosi di apporti provenienti da culture diverse, perde il suo carattere unitario. L’uomo perde quei punti di riferimento che sin ora lo avevano sostenuto e si sente come disperso, facendo confluire questo suo sentimento nella produzione artistica. A questo periodo risalgono edifici monumentali e celebrativi della potenza dell’impero; si costruiscono nuove città, che seguono schemi concettualmente simili agli odierni piani regolatori. Nel IV secolo a.C. Ippodamo da Mileto ipotizza schemi planimetrici regolari, con tracciati viari tra loro perpendicolari che ebbe molto successo nell’organizzazione delle città antiche. Gli schemi ortogonali erano già stati applicati nel VI secolo a.C. nei centri coloniali di Metaponto, Posidonia Agrigento e Selinunte. La scacchiera ippodamea, così venne denominata, si basò su tre assi longitudinali, detti decumani, che procedendo in direzione est-ovest, venivano intersecati da assi perpendicolari, -cardi-, secondo l’orientamento nord-sud. Inoltre ad Ippodamo di Mileto si deve la dottrina della distribuzione funzionale, per cui le aree venivano diversificate in relazione all’uso cui erano preposte.