Architettura Etrusca
Quando si parla di Etruschi, si pensa istintivamente alla loro civiltà e alla loro particolare attenzione per il mondo dei morti. Se non molto, in fondo, si è riusciti a sapere riguardo all’arte etrusca ancora meno purtroppo si sa delle loro espressioni architettoniche. In architettura, gli etruschi furono portatori di un noto sistema costruttivo di probabile derivazione mesopotamica, l’arco, che sarà poi recuperato e portato alla perfezione dall’audacia costruttiva dei Romani.
A supporto della possibile derivazione delle popolazioni etrusche dalle zone orientali, poterebbe essere utile la tesi che sostiene che essi ricorrevano ad una tecnica per la “divinazione”, simile a quella adoperata in Mesopotamia: la lettura del fegato degli animali. Questo giustificherebbe pertanto anche l’utilizzo dell’arco. Eccetto i pochi resti di mura e porte di città non abbiamo testimonianze di templi etruschi o edilizia comune come le case, segno che la maggior parte di tali costruzioni era realizzata con materiali piuttosto deperibili nel tempo.
Gli Etruschi hanno prelevato spunti dalla cultura greca per la realizzazione delle loro opere architettoniche naturalmente elaborandole con elementi originali, specie nell’apparato decorativo, che tuttavia conserverà sempre uno spiccato carattere artigianale. Grazie a Vitruvio e al suo noto Trattato, possiamo ricostruire l’immagine di un antico Tempio Etrusco.
Altro importante aiuto per la ricostruzione delle forme del Tempio è costituito dalle urne fittili a forma di tempio. I templi etruschi, dei quali pochi resti si trovano ad es. Veio, Fiesole, Orvieto, (per ciò che riguarda muri di fondazione e terrecotte decorative), presentavano un ampio sviluppo della parte frontale e venivano eretti su alti basamenti lapidei. Ad essi si accedeva da una scalinata posta sul lato anteriore. La pianta era composta di due parti: il pronao, con più file parallele di quattro colonne di tipo tuscanico, – con base, fusto liscio, capitello a echino e abaco circolare- e la cella, che poteva essere ad un unico ambiente, o presentare tre ambienti, dei quali quello centrale poteva essere il più ampio. I tetti erano a doppio spiovente, di legno e coperti da coppi e tegole, sostenuti da travi decorate da lastre di terracotta policrome impreziosite da bassorilievi. Delle antefisse venivano poste al termine delle file di per trattenere la copertura. Il frontone, gli spioventi e il colmo erano decorati con acroteri. Gli acroteri inizialmente ornati con motivi semplici, si sono poi evoluti in vere e proprie statue: vedi ad es. l’Apollo del tempio di Veio del 500 a.C., attribuito a Vulca. Verso il VII secolo le città vengono munite da mura costruite a blocchi squadrati di forma rettangolare, dove si aprivano le porte di accesso alle città, generalmente in numero corrispondente alle tre vie principali (note quelle di Perugia e Volterra).
Altre testimonianze costruttive di rilievo sono le necropoli che posseggono raggruppamenti di tombe che ci mostrano sommariamente l’organizzazione dei centri urbani etruschi. Le tombe di Cerveteri ne rappresentano un eloquente esempio: si tratta di un insieme di tumuli, molti dei quali realizzati su basamenti scavati nella roccia. Sotto ogni tumulo vi sono più tombe che possono essere articolate in vari ambienti. A partire dal VI secolo a.C. nelle tombe completamente scavate nella roccia come le tombe di Tarquinia, la camera presenta un soffitto piano o a due spioventi o a cassettoni, che poteva essere anche sostenuto da pilastri o colonne. La copertura ad arco e a volta, basata sul principio dell’incastro e del reciproco sostegno dei blocchi, rappresenta il maggiore apporto all’evoluzione dell’architettura dato dagli Etruschi. Questo sistema poi sarà ripreso dai Romani, che ne faranno un elemento fondamentale di tutta la loro architettura.