Favignana

Nome Abitanti: favignanesi
Popolazione (2012): 4.185
CAP: 91023
Provincia: Trapani (TP)
Codice Istat: 081009
Codice Catastale: D518
Coordinate GPS (Lat Lng): 37.93333, 12.33333
Altitudine (m. s.l.m.): 6
Patrono:  
Giorno festivo:  
Altre informazioni


L’isola è raggiungibile in pochissimo tempo grazie alla sua vicinanza con Trapani. Straordinaria la bellezza del suo mare: Cala Rossa, vista dall’alto delle sue rocce rivela tutte le sfumature dei colori del mare, Cala Azzurra, Grotta Perciata, la bella e bianca spiaggia del Burrone, Cala Stornello protetta dai piccoli isolotti del Preveto, Galera e Galeotta, Cala Rotonda accogliente e raccolta, sono fra i luoghi più suggestivi e frequentati dai turisti durante la stagione estiva. Favignana non ha mai perso il suo sapore autentico e ha sempre mantenuto le sue tradizionali attività. La presenza di Palazzo Florio, costruito nel 1876 circa, racconta come l’isola abbia legato alla famiglia Florio la sua prosperità dalla seconda metà dell’800 fino ai primi decenni di questo secolo. Un periodo di grande splendore l’isola lo conobbe infatti quando alla mattanza seguiva la lavorazione ed inscatolamento del pesce, alla tonnara Florio ora superbo esempio di archeologia industriale, che domina il porto dell’isola.
La “Mattanza”, che è la tradizionale pesca del tonno e che si perpetua da secoli in quest’isola con i pescatori che cantano le stesse cialome (canti propiziatori di araba memoria che danno il ritmo ai tonnaroti che tirano le reti e spingono i tonni verso il quadrilatero della morte), si svolge dalla metà di maggio alla prima decade di giugno; In questo periodo infatti i branchi di tonni seguono le correnti che dall’oceano portano nel più tiepido Mediterraneo per deporre e fecondare le uova. i tonnaroti a metà aprile montano a mare una serie di reti, vere proprie camere per catturarli, chiamate appositamente “rivolte”. I tonni sono costretti a seguire il percorso delle barriere, finendo così nella tonnara. La tonnara è composta da 5 camere reticolate, l’ultima delle quali è chiamata “camera della morte” dove, chiusi da un quadrilatero di barche nere, i tonni vengono arpionati tra grida, canti e preghiere. Essa viene mantenuta circa a 40 mt. di profondità con pesanti ancore collegate a dei galleggianti.
Una volta in trappola, i tonni imbrigliati vengono issati a galla con le reti, e lì vengono arpionati con degli strumenti uncinati chiamati “crocchi”, mentre le acque circostanti si tingono di rosso e di bianco spumoso per il continuo dibattersi dei grossi pesci agonizzanti. I mesi che precedono la pesca del tonno sono dedicati all’allestimento delle robuste reti pazientemente cucite a mano dai “tonnaroti”.Oggi questa attività attira la curiosità di numerosi visitatori che vogliono assistere alla Mattanza.
Il nucleo più antico del paese, è situato presso il Rione Sant’Anna, edificato verso la metà del 1600, dove, fra le semplici case costruite in tufo, si nascondono splendidi giardini ipogei da cui provengono i profumi degli alberi da frutta e gli odori delle erbe aromatiche. Questo antico quartiere si snoda su una serie di moduli cubici, o a parallelepipedo dalla rigida geometria. Poco fuori dall’abitato, sul lato nord-orientale, la zona di S.Nicola presenta, all’interno di grotte, i segni di graffiti preistorici o incisioni del periodo punico o i resti di antiche tombe puniche e cristiane; i primi abitanti dell’isola che scoprirono le grotte naturali infatti le ampliarono creando veri e propri santuari, ipogei di tufo lasciando segni evidenti della loro presenza Famoso il cosiddetto “bagno delle donne”, una specie di piscina d’epoca romana che riceveva l’acqua da un condotto che la collegava al mare. Purtroppo l’insediamento è stato irrimediabilmente compromesso dai cavatori di tufo susseguitisi negli ultimi secoli. L’estremità settentrionale dell’isola è segnata da Punta Faraglione. Dal Faraglione, alto 34 metri circa a strapiombo sul mare, inizia la costa nord-occidentale, la parte più impervia dell’isola, dominata dalla Montagna Grossa (circa 315 mt) sul cui fianco si aprono grotte e caverne. Il Monte divide in due l’isola e alla cui sommità si erge il Forte di Santa Caterina, edificato da Ruggero II il Normanno nel XII sec., ampliato e fortificato nel XVII sec. dagli Spagnoli.
Una attenzione particolare merita l’arte antica dell’estrazione del tufo dell’isola, un tufo bianco, di tipo conchigliare, considerato pregiato sia per la sua compattezza e grana fine, sia per quel colore bianco conferitogli da una maggiore concentrazione di calcio. Un bianco che col tempo, tuttavia, si ossida e si scurisce, arricchendosi di ocra e sfumature bronzee. Il ruolo del tufo nell’economia dell’isola è stato importante quanto la pesca. Infatti dal 1700 fino al 1950 circa, l’estrazione della pietra bianca ha avuto un crescente sviluppo. La costante opera di scavo nei secoli ha dato all’isola di Favignana un aspetto particolare. Vasche, scogli scolpiti si identificano subito per quella rigida geometria del taglio squadrato che seziona la roccia sia in senso verticale che orizzontale. Molte vecchie cave sono state riutilizzate per farne campi di coltivazione, e le possenti pareti oggi delimitano vigne, orti, giardini oltre che piccole strutture ricettive a carattere turistico.