Origini: Paleolitico, Mesolitico, Neolitico
La scoperta di grotte, popolate già da circa 16.000 anni fa, nel Paleolitico superiore fino a tutto il Mesolitico, (circa 8.000 anni fa), rende la Sicilia, uno dei siti più interessanti in ambito europeo. E’ proprio il comprensorio palermitano a rivestire un importante ruolo grazie alla incredibile offerta di incisioni paleo-mesolitiche sulle pareti delle grotte dell’Addaura sul Monte Pellegrino. La Grotta Addaura -recante
su due pareti graffiti che raffigurano uomini e animali risalenti al Paleolitico superiore-, è una piccola grotta localizzata tra la Punta Priola e la Colonia Roosevelt. Il relativo deposito paletnologico è oggi in gran parte conservato al Museo archeologico di Palermo e al Museo geologico Gemmellaro. Le incisioni parietali preistoriche presenti, che raffigurano scene rituali o di iniziazione, sono fra le più realistiche espressioni di arte rupestre paleo-mesolitica. A Levanzo, nelle isole Egadi, nella grotta di Cala dei Genovesi, sono stati scoperti graffiti rupestri raffiguranti animali e figure umane (10.000 a.C. circa) già riprodotti con un senso del naturalismo e della prospettiva. Altre importanti testimonianze sono quelle riferibili alle popolazioni che lavoravano l’ossidiana che si trova nell’isola di Lipari. Commercializzata prima in varie zone costiere dell’isola, questa nera roccia di aspetto vetroso si diffuse poi lungo la cosiddetta “via dell’ossidiana” in varie zone del Mediterraneo.
Nel periodo neolitico si inizia l’allevamento del bestiame e l’agricoltura, la lavorazione della ceramica e la tessitura. Inoltre è nell’età neolitica che comincia la lavorazione dei metalli, mentre, nel periodo della lavorazione del bronzo, si intensificheranno i rapporti con alcuni popoli del bacino mediterraneo, specialmente quelli della parte orientale…..Con l’età del bronzo si entra nella Protostoria, cioè in quel periodo di transizione che è posto a cavallo tra i tempi storici e quelli preistorici. Lo storico greco Dionigi di Alicarnasso, racconta che la Sicilia venne raggiunta, nell’antichità, da navigatori provenienti da Oriente attraverso spedizioni marittime. L’isola diviene tappa commerciale per le flotte micenee e le loro tracce, sono state ritrovate a Thapsos, e a Panarea, dove troviamo alcuni cocci riportanti iscrizioni in alfabeto sillabico miceneo -Lineare B. Thapsos è uno dei siti chiave per la ricostruzione della protostoria in Sicilia. Dal 1400 a.C. infatti, la ceramica egea era giunta anche nell’isola insieme ad altri oggetti ed in particolare nella penisoletta di Thapsos, da cui deriverà l’omonima cultura.
Collocato al centro della penisoletta di Magnisi Thapsos fu il più importante ed esteso emporio commerciale tra oriente e occidente della media età del bronzo. Anche a Filicudi, insieme ad attrezzi di pietra, stampi per oggetti di bronzo e fusi che attestano l’uso della filatura e della tessitura, si trovano ceramiche ad impasto grossolano, ornate di linee incise e punti appartenenti alla fine dell’elladico medio (1580 – 1550) e al miceneo (1550 – 1400 a.C.). Poco prima del 1200 a.C. si verificò però un declino delle importazioni dall’oriente che comportò per le isole Eolie un periodo di abbandono quasi definitivo.
Nella tarda età del bronzo si collocano alcuni significativi ritrovamenti della necropoli di Pantalica (ben 5000 tombe che rappresenta il più importante sito protostorico della Sicilia orientale) e in quella di Cassibile. La Cava Grande del Cassibile, -sottoposta alla tutela legislativa come Riserva Naturale Orientata-, è una sorta canyon naturale che scorre dal tavolato ibleo fino alla costa; è tra le più estese tra quelle che solcano gli Iblei. Presenta numerose tombe a grotticella che vanno a costituire la necropoli del Cassibile risalente ad un periodo storico che va dall’XI al IX sec. a.C.. Nella cava si possono visitare due cittadine rupestri. Quella settentrionale e quella meridionale – più estesa e complessa. La zona, ‘suddivisa in tre ali principali, offre la possibilità di ammirare un’area sacra preceduta da una tomba a sarcofago. In Sicilia l’età neolitica ha inoltre generato la cultura della ceramica impressa. Nota quella di Stentinello, villaggio fortificato situato presso Siracusa, ha riportato numerosi vasi di terracotta decorati a impressione con il punzone o con l’unghia e utensili litici di selce, basalto e ossidiana.
Per ciò che riguarda le prime popolazioni abitanti in Sicilia, è lo storico Tucidide, a riportare la presenza dei tre diversi gruppi (elimi, i sicani e siculi). I sicani, i più primitivi tra i popoli presenti, occuparono la zona centro meridionale dell’isola con centro egemone nella zona dell’attuale Sant’angelo Muxaro e la Sicilia occidentale, -in particolare nella parte situata ad ovest dell’Imera del sud (Salso). I loro contatti con la civiltà minoica sono stati convalidati da scoperte recenti. I siculi, a partire già dal II millennio a.C., si insediano nella parte orientale dell’isola, stanziandosi dapprima nelle zone costiere, per spingersi poi verso l’interno centro-meridionale. L’origine dei Siculi, cui si attribuisce il culto dei Palíci, è da ricercare nella penisola, per via di alcuni indizi che li metterebbero in relazione con la civiltà appenninica del continente, poiché i dati che si posseggono sulla loro lingua presentano una certa affinità con il latino. Pur essendo nemici dei greci, essi pare ne assorbirono alcuni aspetti. Nella parte nord-occidentale della Sicilia si stanziano gli Elimi, fondatori di Erice e Segesta, che pare appartenessero a delle popolazioni mediterranee e pre-indoeuropee. Il famoso culto di Afrodite Ericina è rivelatore dei loro contatti con l’Oriente. Essi faranno di Segesta, Erice ed Entella i centri propulsori della loro civiltà; Segesta, fra queste divenne la città guida.