Scicli

Nome Abitanti: sciclitani
Popolazione (2012): 25.922
CAP: 97018
Provincia: Ragusa (RG)
Codice Istat: 088011
Codice Catastale: I535
Coordinate GPS (Lat Lng): 36.7913778, 14.7024861
Altitudine (m. s.l.m.): 106
Patrono: Madonna delle Milizie, beato Guglielmo Buccheri o Guglielmo da Noto
Giorno festivo: Rispettivamente: Ultimo Sabato di Maggio, 4 Aprile
Altre informazioni


Mensola barocca
Mensola barocca

In alto sopra un monte, Siklah è fra le più nobili, e la sua pianura delle più ubertose. Dista dal mare tre miglia. Il paese prospera, moltissimo popolato, circondato da una campagna abitata, provveduto di mercati ai quali viene roba da tutti i paesi“, così Al Idrîsi descrive Scicli, antichissimo centro la cui origine risale probabilmente al periodo dei Siculi. Il nucleo originario della città sorse sul colle, detto oggi di San Matteo, dove sono ancora visibili le rovine del castello e della torre triangolare, che servì quasi sicuramente come mezzo di difesa contro le invasioni elleniche.
L’origine dello stemma della città è riconducibile alla antica leggenda che vuole che abbia conosciuto il passaggio del mitico Ercole che scolpì un leone con una corona ed effigi poco decifrabili su una lapide trovata nelle vicinanze della “Torre dei Tre Cantoni”. L’effige reca il felino, simbolo legato ad Ercole, nell’atto di salire tre colline che rappresentano i tre promontori della città. Scicli è situata in una ampia vallata fra delle colline rocciose, alla confluenza di tre valloni: quello di S. Bartolomeo, quello di S. Maria La Nova e la fiumara di Modica. In periodo romano Scicli, fu costretta a pagare la decima parte delle sue entrate e perciò fu chiamata “decumana” e dopo la caduta dell’lmpero Romano d’occidente cadde sotto la dominazione bizantina e subì, come altre città, le incursioni barbariche.

Piazza di Scicli
Piazza di Scicli

Dopo il dominio arabo, nel quale fu economicamente prospera, divenne cittadina normanna ed inclusa nel sistema feudale, e fu considerata cittá demaniale fino al periodo svevo; Federico II la citò come “Urbs inclita e vittoriosa”. Con la fine della casata Sveva cade sotto la dominazione angioina; ma nel 1282, dopo lo scoppio dei famosi Vespri siciliani, anche Scicli cacciò gli angioini ponendosi sotto la protezione di Pietro d’Aragona. Sotto la dominazione aragonese politicamente la città farà parte della Contea di Modica. Passerà successivamente sotto il governo dei Chiaramonte e poi, dopo il matrimonio del 1486 di donna Anna Cabrera con don Federico Enriquez, sotto il dominio degli Enriquez-Cabrera. Nel Quattrocento è attestata la produzione di canapa oltre che di grano e, documenti del 1543, testimoniano che le terre di Scicli fruttano tantissimo frumento rispetto alle alla vicina Modica e a Ragusa. Ragione questa per cui si giustifica la futura espansione demografica tra Quattrocento e Cinquecento che fa passare da 1300 abitanti circa del 1336 agli oltre 12.000 abitanti del 1569. La peste del 1626 riduce la popolazione di due terzi, che passano dai 12.000 circa a 4.000 circa. La veste settecentesca che caratterizza la città, è conseguenza del terremoto del 1693 in cui morirono circa 3.000 abitanti. Dopo il terremoto i principi cui sarà ispirata la ricostruzione della città, porterà alla creazione della Scicli che oggi conosciamo, dove spazi di concezione barocca si combinano con la preesistente cultura manieristica.

Piazza - Scicli

La sapiente disposizione degli edifici, delle chiese e della pianta urbana che sarà conformata all’ottenimento di particolari effetti illusionistici, contribuirà ulteriormente alla bellezza della città. La città storica manterrà comunque i percorsi medievali nel contesto delle valli, mantenendo gli aggregati dei quartieri popolari di S. Giuseppe, dello Scifazzo, delle due fasce della collina di S. Matteo sulla cava di S. Bartolomeo e sulla cava di Santa Maria la Nova. Dopo il terremoto, infatti, in un primo momento si pensò prevalentemente a ristrutturare gli edifici di pregio ancora parzialmente in piedi, conservando laddove era possibile quanto era rimasto delle strutture precedenti. Si operò nella chiesa madre di S. Matteo, e nella chiesa della Consolazione che mantenne parti secentesche. Lo stesso può dirsi per la chiesa e il convento di Sant’Antonino, per il complesso conventuale dei Padri Cappuccini, di santa Maria della Croce, il convento di Santa Maria del Gesù, per il convento e la chiesa delle Milizie. Si operò nelle parti rimaste in piedi anche nella chiesa di S. Bartolomeo, e nella chiesa di Santa Maria la Nova. I progetti più ambiziosi della ricostruzione tardobarocca saranno elaborati nella fase centrale del secolo. Nel corso del ‘700 troveremo la presenza degli architetti Vincenzo Sinatra e fra Alberto Maria di S. Giovanni Battista, il frate carmelitano residente nel convento del Carmine, protagonista dell’architettura ecclesiastica a Scicli tra il quinto e il nono decennio del ‘700. La personalità più interessante della fine del Settecento e del primo Ottocento è l’architetto Salvatore Alì che oltre a dare il contributo più importante nella facciata di S. Bartolomeo, ridisegnerà l’abside della chiesa del Carmine, progetterà il terzo ordine della chiesa di S. Giovanni e il Carcere, che verrà demolito per far posto al palazzo Busacca. Nell’architettura civile privata, palazzo Beneventano rappresenta uno dei monumenti barocchi più significativi dell’intero territorio ragusano. Pregevoli anche il palazzo Spadaro, il palazzo Fava, e altri palazzetti che si trovano lungo i pendii della collina di S. Matteo. Scicli, grazie a tali interventi e si caratterizza come città tardobarocca, partecipe del clima culturale vissuto in tutta l’area sud-orientale, a Noto, a Siracusa, ad Avola, a Modica, a Ragusa e negli altri centri ricostruiti dopo il terremoto ma anche come città neoclassica ed eclettica per i palazzi privati che verranno a far da quinta lungo le vie principali. Scicli costituisce oggi una importante attrattiva turistica dell’isola per la bellezza dei suoi dintorni e per il patrimonio architettonico di grande rilevanza che la rende uno dei più bei gioielli del barocco isolano.