San Giovanni degli Eremiti
Lo spazio architettonico come spazio filosofico-scientifico del suo tempo
Immaginare Palermo, senza San Giovanni degli Eremiti sarebbe come immaginare Roma senza il Colosseo… Ogni città restituisce di sé all’immaginario collettivo un suo monumento simbolo, e, per Palermo, questo è San Giovanni degli Eremiti. Ma perché una città così ricca di monumenti di tutte le epoche e stili ha come simbolo un edificio che in fondo rappresenta solo un episodio del suo ricco repertorio architettonico? Sarà per le sue cupole rosse che fanno pensare al sole, al vicino Oriente e al colore e alle forme degli agrumi di Sicilia, o per il carattere della sua gente, solare e passionale eppure impenetrabile come la geometrica configurazione di questo impianto in cui, piccole finestre ad arco acuto forano la perfetta geometria delle forme.
Eretto per volere di Ruggero II nel 1132, probabilmente sopra i resti di una precedente moschea araba, San Giovanni degli Eremiti, trae il suo nome dall’antico monastero di St. Ermete, che sorgeva, ai tempi di Gregorio Magno proprio nello stesso luogo dove poi fu edificata la chiesa normanna. La pianta della chiesa, a croce commista, ha la forma di una T; l’unica navata è composta dall’accostamento di due volumi quadrati sormontati da due cupole mentre, il transetto, è provvisto di tre absidi di cui solo la centrale si denuncia all’esterno… l’abside e i due emicicli laterali sono anch’essi sormontati da tre cupole, più piccole di quelle della navata principale. Alla compatta spazialità esterna si contrappongono alcuni giochi di forme all’interno, dove, elementi geometrici angolari graduano il passaggio dalle cupole alle masse quadrate del corpo principale. Inoltre anche la luce, che filtra diffusa attraverso le aperture, gioca un ruolo importante nella percezione degli spazi. La geometria di cui l’uomo si avvale da sempre per delimitare, precisare e formare lo spazio architettonico, è a volte sublimato in un un sistema di forme dotate di particolari significati iconici, simbolici e psicologici. Ad esempio il quadrato e la sua estensione tridimensionale-il cubo- donano un’idea di chiarezza e di stabilità; il cerchio e la sfera danno invece l’idea del movimento, della perfezione, dell’eternità.
Questi elementi appartenevano già al linguaggio degli ideatori di S. Giovanni degli Eremiti e vennero utilizzati allo scopo di esprimerne la spazialità. L’architettura della chiesa si ispirerà ad un simbolismo multiplo, per rappresentare nella stessa Chiesa sia Dio che le sue opere. Nella spazialità di S. Giovanni degli Eremiti confluiscono infatti molti concetti dell’estetica medievale, che suggeriscono una spazialità del “frammento”; Coglie molto bene lo spirito del frammento che caratterizza l’architettura medievale Hegel quando scrive: “pur senza far scomporre la totalità in semplici singolarità, la sostanza del tutto si scompone nelle infinite partizioni di un mondo di molteplicità individuali”. Una spazialità cioè che essendo improntata alla frammentazione si articolerà in spazi percepibili uno dopo l’altro, senza peraltro perdere il carattere di unitarietà.
Ciò si concretizza in San Giovanni attraverso la successione degli spazi centrali, che vengono percepiti per tempi successivi e che si esemplificano nel concetto di tappe nell’avvicinamento al Sancta Sanctorum, (spazio sacro dove ha accesso solo il sommo sacerdote). Ci troviamo così in presenza di uno spazio longitudinale, spezzato dai pilastri che reggono gli archi e che suddividono lo spazio in parallelepipedi, interrompendo la longitudinalità del percorso e dando la sensazione di un succedersi di spazi centrali. Tuttavia, l’unità dello spazio è perfettamente conservata dall’armonia di numeri e delle proporzioni. Il principio per cui “Dio dispose tutto secondo misura, numero e peso”, presente nel Libro della Sapienza, rese legittima nel medioevo la presenza di un’estetica matematica e durante il medioevo, uno dei divulgatori dell’estetica matematica fu il Grossatesta, il quale sosteneva: “l’armonia deriva dalle proporzioni insite nei numeri. Un complesso di cose è armonioso quando tra le sue parti sussiste una relazione che realizza l’unità e dall’unità scaturisce la bellezza”. Pertanto il numero ebbe una importanza fondamentale nelle composizioni architettoniche del tempo. Luce e splendore- detto “claritas”- saranno fattori non meno importanti dell’armonia tra le parti- la “consonantia”… e in San Giovanni degli Eremiti la luce non fu meno studiata delle proporzioni. Essa arriva filtrata nello spazio più sacro della chiesa, a manifestare simbolicamente la presenza di Dio.
La luce è strumento di lettura delle geometrie e ne svela i significati rappresentandone simbolicamente il significante. Tutto è studiato per raggiungere il fine ultimo dell’armonia interiore dell’uomo che si pone in rapporto con Dio, e che giunge a Dio attraverso un “percorso”. S. Giovanni degli Eremiti si configura dunque come una architettura unica, in cui anche il più piccolo elemento – il concio squadrato occorso per costruirlo- ha una sua valenza altamente simbolica. Occorre conoscere la sua storia ed il suo significato per potere apprezzare meglio la sua particolare geometria ed il suo valore architettonico risultato di un’armonica bellezza.