Bambinelli di cera

L’arte degli antichi cirari, la ceroplastica, fu una attività praticata fin dal medioevo all’interno dei monasteri e dei conventi, e divenne a partire dal secolo XVIII una specializzazione non più solamente destinata ad una committenza ecclesiastica. La produzione dei presepi in cera, appartiene in particolare alla regione iblea. I più celebri tra coloro che operarono con la cera, furono lo Zummo (SR, 1676) e il Rosselli di Messina. Di quest’ultimo si conserva presso il Museo Civico di Messina un presepe in cera. Presepi e figure di pastori di cera, la cui produzione si attestava al ‘700, ‘800 del sec. Scorso, conobbero un tale successo tanto da venire apprezzati nei Salons parigini. Così riporta Antonino Uccello nel suo: “Casa museo di Palazzolo Acreide” – 1972, pubblicazione che elenca e commenta alcune delle opere di tipo etno-antopologico contenute nella Casa-Museo.
Un fascino particolare posseggono i bambineddi fatti di cera.  Ancora oggi a Palermo esiste una via Bambinai, che era prima chiamata dei crocifissari, per la presenza di scultori di Crocifissi in osso. Si svolge dalla p.zza Meli al Largo Cavalieri di Malta. Questa strada, chiamata localmente dei bamminiddari, a ricordo di questa antica attività, presentava numerose botteghe dei Bamminiddara, di cui oggi solo una è rimasta. I bambinelli realizzati con questa tecnica, venivano plasmati in diversi atteggiamenti gestuali, che seguivano in genere schemi compositivi codificati. Si potevano realizzare dormienti o seduti, oppure nella classica posizione con braccia aperte, e gambe leggermente sovrapposte. A volte il bambinelli erano abbigliati con ricchi tessuti ricamati e un’ampia varietà di addobbi preziosi arricchivano le composizioni. La duttilità della materia consentiva di modellare i bambinelli nei particolari, quindi i tratti del viso, dolcissimi, venivano fuori in tutta la loro espressività. A volte tali tratti del viso riprendevano quelli reali di qualche bimbo che aveva ricevuto una qualche grazia, ed assumevano anche il ruolo di ex-voto. Tali piccoli capolavori di cera venivano custoditi all’interno di teche di vetro, le scaffalate. Situati con rispetto in una posizione d’onore, nel menzotunnu (tavolo a mezzaluna) della casa -come ancora riporta A. Uccello-, costituiva una vera e propria attrazione per i bimbi ai quali si cantava:

Sutta na maccia ri nucidda
Cc’è na naca picciridda
Si cci curca lu Bbammineddu
Fa la vo, Gesuzzu bbeddu…