Santo Stefano di Camastra

Nome Abitanti: stefanesi
Popolazione (2012): 4.674
CAP: 98077
Provincia: Messina (ME)
Codice Istat: 083091
Codice Catastale: I370
Coordinate GPS (Lat Lng): 38.01667, 14.35
Altitudine (m. s.l.m.): 70
Patrono: san Nicola di Bari
Giorno festivo: 6 dicembre
Altre informazioni


ceramica
ceramica

A metà strada tra Palermo e Messina si trova Santo Stefano di Camastra, presso uno dei litorali più belli della Sicilia, dato l’alternarsi di spiagge e scogliere, e per la rigogliosa vegetazione. Maggior centro di produzione della ceramica della Sicilia occidentale, vanta una molto antica tradizione di artigianato fittile. A circa tre Km. Dall’odierno abitato hanno luogo le rovine di “Noma”. Fonti riportano che a causa di una frana gli abitanti ripararono in direzione del mare e si stabilirono presso le terre del duca di Santo Stefano iniziando l’attività di lavorazione dell’argilla. Dato che emerge dal ritrovamento di antiche fornaci.
La produzione più caratteristica era relativa a giare, dalla bocca stretta, destinate alla conservazione dell’olio. Tali giare mostrano delle analogie con alcuni prototipi greci. L’origine della produzione artistica è documentabile attraverso pavimenti risalenti al XVIII sec. Nel XIX secolo la varietà di tipologie ceramiche prodotte è tale che si può confermare il successo delle ceramiche in gran parte della Sicilia. Un repertorio vastissimo di forme e di colori, che contraddistinse una produzione che si diffuse sia negli edifici privati che nelle Chiese. Note le mattonelle per i pavimenti, dalle tipiche tonalità ocra e azzurre, che pur mostrando i segni del tempo, mantengono ancora oggi la brillantezza degli smalti. La produzione attuale riprende i repertori decorativi e le tecniche tradizionali e viene apprezzata ancora moltissimo.
Alcuni nomi degli artigiani più antichi sono giunti fino a noi grazie alla usanza di imprimere i nomi sul retro delle mattonelle. Distinguiamo così gli Armao e i Gerbino tra i ceramisti “storici”. I mattoni “stagnati” venivano realizzati sul modello di quelli di Marsiglia. La tecnica consisteva nel rivestire di uno speciale smalto stannifero i mattoni, che durante la cottura potevano assumere grazie agli ossidi metallici, brillantissime colorazioni. Per quanto riguarda la ceramica di uso domestico, una tradizione era quella relativa alla produzione di “lemmi” (bacili smaltati all’interno) e “quartare” (brocche destinate alla conservazione dell’acqua).
Un cenno merita poi il boccale per il vino chiamato”cannata”dalla tipica forma panciuta. Un’altra tipica produzione è il cosiddetto “cannileri” candeliere a quattro fiamme e i vasi che riproducono la testa umana. Altre ceramiche tipiche consistono nei piatti, fra i quali quelli di maggior pregio artistico erano quelli decorati con scene della Passione di Gesù, fatti affinché vi si predisponesse il “lavuri” cioè i semi di alcuni cereali che in periodo precedente alla pasqua dovevano essere predisposti al buio, per germogliare in esili fili bianchi, omaggiare il sepolcro del Giovedì santo.
Questa pratica devozionale ha antiche origini poiché si usava a scopo propiziatorio per le messi presso i greci. La produzione che oggi conosce un momento di particolare successo di pubblico sono gli “alberelli” vasi da farmacia, dalla forma allungata cilindrica destinati a contenere le spezie.