Capo d’Orlando
Nome Abitanti: orlandini
Popolazione (2012): 13.260
CAP: 98071
Provincia: Messina (ME)
Codice Istat: 083009
Codice Catastale: B666
Coordinate GPS (Lat Lng): 38.1502, 14.7334
Altitudine (m. s.l.m.): 8
Patrono: Maria SS. di Capo d’Orlando
Giorno festivo: 22 ottobre
Altre informazioni
Dell’antica “Agatirno” abbiamo notizie sia da storici e geografi antichi come Diodoro, Plinio e Tolomeo, sia da studiosi fra cui il Fazello. Si presume che in epoca arcaica, il primo nucleo abitativo, dalle colline si sia esteso, con l’arrivo dei Fenici dei Greci e dei Romani, sempre più verso la costa e il promontorio. Si suppone anche che Agatirno fosse originariamente centro di un culto dionisiaco per cui, questa potrebbe essere stata la causa della scomparsa di questo antico nome della città a favore di un toponimo meno “pagano”, in epoca normanna. Goffredo da Viterbo, attesta che fu Carlo Magno a dare il nome Capo d’Orlando in onore del suo celebre paladino. Nella metà del 1800, alle pendici nord-ovest del promontorio, si costituì il primo nucleo del nuovo centro urbano essenzialmente abitato da famiglie di pescatori, mentre nella Piana, alla coltura del gelso e dei vigneti, cominciò ad innestarsi quella degli agrumi, in particolare quella dei limoni. La costruzione della S.S.113 Messina-Palermo, nonché della S.S. 116 e l’ultimazione del tratto ferroviario nel 1895, nel territorio orlandino, hanno permesso un notevole sviluppo del commercio agrumario insieme all’inizio di un crescente sviluppo economico e urbanistico. Il 27 settembre 1925 fu inaugurato il nuovo Comune di Capo d’Orlando.
Testimonianze dell’antica Agatirno sono venute alla luce in epoche diverse: nel secolo scorso si ritrovò una lapide marmorea di fattura romana nell’attuale centro urbano insieme a corredi tombali attestanti l’esistenza di una necropoli; altri corredi tombali, sono venuti alla luce nel 1980 e nel 1989 durante dei lavori di scavo. Nel 1987 a poca distanza da San Gregorio, in località Bagnoli nelle adiacenze del costruendo porto, sono stati ritrovati i primi resti di un edificio termale, appartenente ad una villa romana del III-IV sec. d.C. I resti, totalmente privi delle murature in elevazione, hanno una configurazione planimetrica dalla quale si distingue il “calidarium” absidato ed il “frigidarium”.
Dagli scavi sono emerse anche tracce di impianti idrici, una fornace e delle condutture per le acque calde. Interessante la pavimentazione a mosaici policromi. Saggi esplorativi effettuati, fanno supporre che si trovino altre tracce di un vecchio centro abitato.
In località S. Gregorio è interessante visitare la “Cava del Mercadante” che si trova tra i due bracci del porticciolo turistico. Nel momento di bassa marea, dal costone affiora una configurazione rocciosa sulla quale sono incisi grossi dischi di pietra. Il diametro dei solchi và da uno a due metri con uno scavo profondo una decina di centimetri. L’estensione è di circa un centinaio di metri per una larghezza oscillante tra i 4 – 5 metri. Non si esclude, che questi manufatti, detti comunemente “rocchi” potessero servire quali macine per i mulini, anche se non è accertato.
Da visitare anche il “bastione” la cui costruzione potrebbe datarsi intorno al XIV secolo, quando si diffuse nella piana orlandina la coltivazione delle “cannamele”. La torre poteva infatti avere una funzione difensiva delle piantagioni.
La costruzione merlata mette in evidenza delle simmetrie rovesciate, le due scarpe di base alle quali corrispondono in elevazione le due bertesche rotonde sbalzate sugli angoli. Probabilmente, accanto alla torre si ergeva anche un trappeto ed altri insediamenti abitativi fortificati. Incerto anche il casato al quale appartenne, forse alla famiglia del Conte Bernardo Ioppolo o, come accredita qualche storico, a Donna Caterina Branciforte, Principessa di Butera.
Il Castello, acquisito dal Comune di Capo d’Orlando negli anni ‘90, è stato sottoposto a lavori di recupero architettonico e di restauro, per una sua destinazione a museo polivalente. La chiesa di Maria Santissima, che risale alla fine del 1500, rappresenta un’altra nota emergenza architettonica.
Capo d’Orlando per la sua posizione favorevole già dagli anni ’60, punta ad uno sviluppo economico legato al settore turistico: da segnalare a tal proposito la spiaggia di San Gregorio. Anche i Dintorni di Capo d’Orlando rendono questo luogo ricco di interesse sotto il punto di vista dell’industria vacanziera: Calanovella, Capo Calavà sono tra le mete più gettonate per il mare limpido e per le attività sportive che vi si possono praticare.
Da visitare anche Brolo, ridente cittadina in riva al mare dotata di un castello medievale (in origine possedimento dei Lancia di Brolo).
Se il Castello e il borgo medievale caratterizzano l’aspetto della cittadina, è grazie ad uno scoglio, detto del pianto, che Brolo si inserisce a buon diritto nell’elenco dei luoghi magici e leggendari della Sicilia. Il castello recentemente restaurato, è infatti ancorato ad una antica e affascinante leggenda che vede anche qui una principessa bellissima e segregata per l’aver disobbedito al proprio fratello, concedendosi ad uno spasimante che giungeva dal mare.
Si narra che presso lo scoglio del pianto, dopo l’ultimo incontro d’amore l’uomo amato dalla principessa sia stato ucciso, dal fratello della giovane donna per vendetta. Da allora la bellissima principessa non ebbe più pace, e la sua anima ancora aleggia vicino allo scoglio del pianto, consigliando i pescatori quando è bene ritirarsi, o augurando loro buona pesca, quando il mare è in bonaccia.
Infine un originalissimo museo da visitare è quello della Villa Piccolo; Giuseppe Tomasi di Lampedusa che veniva a soggiornare spesso a Capo d’Orlando, scrisse buona parte del suo capolavoro nella villa di suo cugino, il poeta Lucio Piccolo. La villa, di fine ‘800, si erge al Km. 109 della Statale per Palermo, in contrada Vina, ed è sede di una fondazione dove si conservano i ricordi artistici della Famiglia Piccolo. Vi sono quadri, fotografie, acquarelli, ceramiche, armi antiche. Visitando il museo è consigliabile una passeggiata nel parco, dove tra le varie rarità arboree si trova il “cimitero dei cani” dove la famiglia Piccolo soleva seppellire i propri amatissimi cani.