Il Castello
Il castello di Enna, chiamato “di Lombardia” per via della comunità nordica anticamente stanziata nella zona, costituisce il vero e proprio simbolo architettonico della città, ancor più della torre di Federico II che si trova al centro di Enna.
Dopo un lungo periodo di mancata fruizione di alcune parti, le attività di restauro e di valorizzazione condotte dalla Sovrintendenza di Enna, hanno restituito alla collettività questo bene prezioso, e consentono visite turistiche anche per osservare gli scavi attualmente in corso. Il percorso si articola secondo la sequenza: piazzale di San Martino, piazzale delle Vettovaglie, o della Maddalena e piazzale San Nicola (o san Nicolò).
Il valore strategico della città di Enna sotto il punto di vista militare, è confermato proprio dalla presenza di questo imponente complesso architettonico. Riguardo le origini del castello, si ha una prima documentazione che risale all’epoca normanna, anche se nel sito preesistevano già costruzioni che possiamo considerare come elementi fondanti. Ci si riferisce alla cosiddetta rocca di Cerere, dove sorgeva un tempio (ne parla Cicerone), eretto dai sicani, per onorare la Dea delle messi. Proprio da Enna si diffuse infatti il culto di Cerere, che ebbe poi tanto seguito nella cultura dell’impero romano. Il geografo Edrisi narra di una “città posta in cima ad una montagna che possiede un castello e un saldo fortilizio”.
L’esistenza di una struttura in periodo arabo è suffragata dalla testimonianza dell’esistenza di una torre, che veniva chiamata dagli Arabi “delle aquile”, corrispondente a quella Pisana che si eleva dal piazzale di San Nicolò. Il piazzale san Nicolò è quello più importante, perché il più interno e quindi il più sicuro nel caso di attacco dall’esterno. Presenta una forma trapezioidale e prende il nome da una antica chiesa ivi ubicata dedicata al patrono di Enna.alcuni scavi che hanno interessato l’area del piazzale hanno portato a conoscenza che nella parte settentrionale insiste un ipogeo cui si accede da una rampa a larghi gradoni. Sul lato occidentale del castello insiste il “rivellino”, che consiste in un avancorpo fortificato posto a difesa dell’ingresso alla parte principale del castello. Questo rivellino nella forma attuale risale probabilmente alle opere di restauro intraprese da Manfredi nel XIII sec.
La torre Pisana è la più rilevante dell’intero complesso. Oltre al ruolo difensivo rivestiva anche un ruolo simbolico. Doveva infatti manifestare la potenza del potere regio. La salita alla terrazza della torre è garantita da una scala ricavata nello spessore delle mura. Il giungere alla terrazza merlata offre alla vista dei visitatori uno dei panorami più belli e completi della Sicilia. Si vede a nord il monte Altesina considerato il punto di unione delle tre valli della Sicilia, Val Demone, di Noto e di Mazzara.
Il piazzale chiamato delle vettovaglie in relazione al ruolo assunto in contesto militare, è il più ampio e occupa il settore settentrionale. Vi si accede dalla porta della catena.
Il castello viene ricondotto al periodo federiciano (di Federico II), da una consolidata tradizione e certo viste le origini antiche del castello non si può escludere. Tuttavia alcuni studi lo riferiscono al periodo successivo. La struttura ha una sua organicità e si ritiene che il progetto sia unitario e riferibile ad un progettista genericamente indicato con il nome di Maestro del Lombardia.
Posto sulla cuspide Est dell’altipiano ennese, la cortina esterna del castello presentava delle entrate. Quella che oggi ne consente l’accesso è quella munita di rampa gradinata, posta a sud.
La torre della campana, conteneva appunto una campana che veniva suonata in caso di pericolo. L
a finestrella che la impreziosisce è sormontata da una decorazione a forma di conchiglia.
Nel Piazzale degli Armati, prima dell’inizio degli scavi archeologici che tuttora interessano l’area del castello, si trovava il Teatro più vicino alle Stelle, teatro lirico. Il teatro è ora stato smantellato, per dare il via ad una serie di scavi che stanno rivelando interessanti novità, tra queste il basamento della torre della Zecca oltre alle rovine di un tempio dedicato alle divinità Ktonie, fatto presumibile visto il legame delle stesse con la presenza di vasche d’acqua.
Vista la ricchezza di stratificazioni, il Castello di Lombardia è votato a diventare uno dei parchi archeologici e medievali più interessanti di Italia. La decadenza del castello risale al XV sec. Nel 1837 i Borbone lo giudicano inservibile. Dal 1837 diviene una prigione. Negli anni ’30 il cortile viene utilizzato come teatro che nel 1938 si inaugura con l’Aida. Vari furono poi gli interventi di ripristino, alcuni di essi anche sbagliati.
All’esterno ai piedi della cortina esterna del castello, si trova la statua dedicata al capo dei rivoltosi Euno, che materialmente diede il via alle guerre servili in Sicilia nel 136 a.C. nella iscrizione posta a fianco della statua leggiamo:
Duemila anni prima che Abramo Lincoln
liberasse l’infelice turba dei negri
l’umile schiavo Euno
da questa sicana fortezza
arditamente lanciava il grido di libertà
per i compagni di sventura suoi
il diritto affermando di ogni uomo
a nascere libero ed anche a liberamente morire
ricordando l’alta significazione del gesto
il Comune di Enna questo ricordo pose – anno 1960
Euno, schiavo siriano. La statua riproduce Euno con le catene spezzate, che simbolicamente indicano la condizione di tutti coloro i quali erano costretti a subire, ad essere sopraffatti, ad essere appunto schiavi. Narra la leggenda, che per incitare alla rivolta gli altri schiavi, dovette fingere di avere doti magiche. Il segreto era riposto in una noce riempita di zolfo che gli permetteva di emettere fiamme dalla bocca. Riuscì a radunare un esercito di 400 schiavi che via via si ingrandì fino a comprendere altri 6 000 schiavi della zona di Enna, che lo proclamarono re con il nome di Antioco. Al seguito di Euno giunse poi Cleone i Cilicia che si unì al piccolo esercito di Euno con altri 14000 uomini.
A questo punto si trattava di un vero e proprio esercito, forte e motivato, contro il quale era difficile combattere. I Romani, che avevano dapprima sottovalutato la rivolta, ne vennero dapprima sopraffatti. Infatti l’esercito dei ribelli riuscì a conquistare Catana e poi Tauromenium, arrivando fino a Messana. Solo il diffondersi di una pestilenza tra i rivoltosi permise ai romani di sedare quel fenomeno che, nato come una rivolta, passò alla storia con il nome di “guerra servile” proprio per le proporzioni che fu capace di assumere in breve tempo.
La repressione fu durissima. I Romani uccisero nella sola Enna più di 20000 uomini. Euno venne imprigionato a Morgantina, dove poi morì.