Gli archi di Pasqua
Gli archi di Pasqua di San Biagio Platani, costituiscono oggi una nota attrattiva turistica della Provincia di Agrigento, e, anche se la strada per arrivare a San Biagio non è tra le più agevoli, la tradizionale manifestazione degli Archi di Pasqua, (altrimenti detti Archi di Pane), è sempre più visitata ed apprezzata. I turisti si riversano numerosi affollando il percorso degli Archi e caricandolo di un’atmosfera festaiola, da suq arabo, certamente poco rispondente a quella che l’evento religioso -che, l’allestimento degli Archi di Pasqua, intende celebrare- richiederebbe.
C’è però probabilmente un sottile filo di significati che lega le origini degli archi, all’attuale manifestazione: la voglia di uscire dall’isolamento. Sembra infatti che all’origine della tradizione vi sia stata anche una volontà, da parte dei contadini, di uscire dalle condizioni di povertà in cui versavano nel 1700. L’allestimento di tali Archi, che rinvia alla vittoria del Cristo sulla morte, doveva aiutare gli abitanti ad allontanare dal loro cuore la paura della miseria e restituire la fiducia in un futuro di abbondanza e prosperità. In questo senso allora va interpretata l’attuale manifestazione che riesce a mettere insieme l’aspetto gioioso di una festa popolare, alla sacralità dell’evento Pasquale, che comunque, viene preservata nella manifestazione tradizionale dell’ “incontro”.
Alla preparazione degli archi fatti di canne, e ricoperti di mosaici di cereali, e soprattutto di numerosi pani, decorati e coloratissimi, sovrintendono tradizionalmente due Confraternite: quella dei “Madonnara”e quella dei “Signurara”. Si sviluppa tra di esse una sana competizione che porta ad un impegno che dura alcuni mesi prima del giorno dell’allestimento, e che prevede la preparazione di quanto occorre al risultato finale. Ciascuna Confraternita si appresta poi ad allestire la parte del percorso attribuitole. Infine, tutto si conclude il giorno di Pasqua, con il tradizionale svolgersi dell’ “incontro” tra il Signore e sua Madre, la Madonna, sotto gli archi di Pasqua. Gli Archi tuttavia, finita la processione, restano montati ancora per un discreto periodo di tempo, prima di essere smontati.
È affascinante constatare che la forma della struttura nel suo insieme, prende spunto dalla forma di una Chiesa. L’ingresso ne simula infatti la facciata e la sequenza degli archi la lunga navata. Infine la conclusione si può assimilare all’abside della Chiesa. Si tratta quindi di un percorso che diventa religioso e simbolico, augurale e celebrativo al tempo stesso. Percorrendo questo coloratissimo viale, idealmente, siamo dentro il corpo di una Chiesa, e restiamo meravigliati nel percorrerlo assistendo alle meraviglie di chi ha fatto del pane (elemento carico di riferimenti simbolici) anche uno spunto per la manifestazione di un’arte, un’arte certamente effimera, ma sontuosa e raffinata al tempo stesso. Allora comprendiamo quanto fervore vi sia stato nell’aver preparato pazientemente pane dopo pane, quello stupefacente teatro di forme e di colori, fatto per celebrare la Resurrezione del Cristo.