Parco Archeologico
Il Parco Archeologico della Neapolis è la zona più rappresentativa dell’antica città greca, con vaste zone di verde da cui, attraverso un viale, tracciato sull’antica strada romana, si accede ai principali monumenti archeologici, come:
– L’Ara di Ierone II, immenso altare rettangolare largo circa 23 m e lungo m 198, il più grande di età greca, costruito da Ierone II nel III sec. a.C. per i pubblici sacrifici dedicati a Zeus liberatore;
-Il teatro greco, opera di Damocopos, dove sin dal V sec. a.C. si rappresentavano tragedie. E’ scavato quasi per intero nella roccia con forma semicircolare di diametro di 138 m. La cavea, destinata a circa 15 mila spettatori, è divisa in nove settori o cunei, con 61 ordini di gradini di cui ne sono rimasti 46. Ai piedi della gradinata è la platea semicircolare dell’orchestra destinata ai cori e di fronte una vasta spianata dove sorgeva la scena, di cui rimane ben poco. Dal 1520 la scena, la cavea e le strutture costruite in blocchi calcarei furono smantellate da Carlo V per ricavarne materiale da costruzione per le fortificazioni intorno a Ortigia.
– L’Anfiteatro Romano eretto nel II sec. d.C., di forma ellittica, scavato per gran parte nella roccia; l’arena è cinta da un parapetto sotto il quale corre un corridoio con parte per l’uscita dei gladiatori e delle belve. Davanti all’ingresso dell’anfiteatro sorge l’ex chiesetta di S.Nicolò risalente al XI – XII sec. di cui sono rimasti l’abside e il portaletto laterale; sotto di essa è una piscina rettangolare di età romana imperiale, a tre navate su pilastri, che fungeva da serbatoio per le necessità dell’anfiteatro.
– La Latomia del Paradiso, vastissima cava di calcare profonda 20-30 m, in parte strutturata a giardini, nella quale si aprono: l’Orecchio di Dioniso il cui nome è dovuto alla forma dell’ingresso che ricorda il condotto uditivo dell’orecchio umano e che è una grotta in cui si dice che il tiranno Dionigi facesse rinchiudere i prigionieri per carpirne poi i discorsi grazie al fenomeno di amplificazione dei suoni che la particolare conformazione conferisce all’antro e la Grotta dei Cordari che si chiama così per coloro che vi hanno esercitato per secoli il mestiere di cordari. E’ un profondo scavo con la volta sorretta da sottili pilastri, suggestivo per la vegetazione di muschi e capelvenere e i giochi di luce.