Opera dei Pupi
L’Opera dei Pupi vede in scena i Pupi Siciliani, marionette che rappresentano i protagonisti dell’epopea medievale filtrata da racconti leggendari…Il repertorio è quello cavalleresco ed ha per sfondo il mondo eroico dei Paladini di Francia; trovano spazio storie anche romantiche come quella di Ruggero e Bradamante, ma anche in questi casi lo spettatore è testimone di uno scontro, quello tra il bene ed il male rappresentato dalla lotta tra i Paladini ed i feroci Saladini…il contesto si allarga a significati ben più ampi e l’Opera dei Pupi diviene pretesto per la espressione della logica popolare di cui la rappresentazione è pervasa. Tutto è simbolo, allegoria, magia. Le marionette appartengono ad una tradizione antica della storia siciliana. Già Senofonte, in un passo del Simposio faceva riferimento ad un marionettista siciliano. Ma l’arte antica di spettacolarizzare con le Marionette era diffusa un po’ dovunque. Alla corte di Carlo V di Spagna, ad esempio, si svolgevano regolarmente alcuni spettacoli cavallereschi rappresentati con figure di legno.
Sappiamo che alle soglie del XIX secolo, la Sicilia è ancora oggetto di alcuni attacchi barbareschi. Questo favorì il permanere nell’isola di una memoria positiva nei confronti dei Normanni che avevano scacciato dall’isola i dominatori musulmani. L’espressione “mamma li turchi!”, è emblematica di quanto ancora vivo fosse nell’immaginario collettivo il terrore degli scontri avvenuti. I “cantastorie”, con l’arte della parola, tramandarono in ambito popolare i vari repertori epici. Di quanto un “cuntu” (così era denominato lo spettacolo fornito dai cantastorie), potesse suscitare coinvolgimento parla un racconto di V. Linares del 1840 dal titolo: “Il Cantastorie”, pubblicato tra i Racconti popolari a Palermo e che descriveva il cuntu di tale “mastro Pasquale”.
La diffusione del cuntu, che dunque in Sicilia aveva avuto il ruolo di tramandare un intero patrimonio appartenente al repertorio epico-cavalleresco medievale e rinascimentale di matrice carolingia, può essere considerato centrale per la nascita dell’opera dei Pupi. Il “Teatro dei pupi” con le caratteristiche con cui oggi lo conosciamo, si diffuse intorno alla II metà del 1800. In esso si concentravano varie tradizioni radicate nel popolo siciliano, che divenivano poesia quando si realizzava quel magico incontro tra il genio poetico di chi scriveva le storie e gli artisti capaci di tradurlo scena con quella particolare gestualità, che traeva ispirazione dai movimenti ritmati e ripetuti delle danze di antichi riti contadini, adoperate per propiziare la fertilità della terra. La tradizione dell’opera dei Pupi, non fu immune dal pericolo di essere interrotta. Accadde infatti che nella seconda metà dell’Ottocento, il teatro dei pupi siciliani venne accusato di essere capace di istigare violenza nel popolo siciliano. Per difendere la tradizione dell’”opra” intervenne il Pitrè, al quale molto si deve anche per gli studi condotti in materia. Il saggio di Pitrè sulle tradizioni cavalleresche in Sicilia, edito nel 14° volume della sua “Biblioteca: usi e costumi del popolo siciliano” riporta che le vicende di: “Storia dei paladini di Francia cominciando da Milone Conte D’Anglante sino alla morte di Rinaldo” sono da considerare come la fonte principale cui si avvalsero i pupari nella seconda metà dell’800, per formulare il repertorio delle loro rappresentazioni.
Sempre il Pitrè affermava “questo teatro ha una ragione storica nello spirito del popolo meridionale d’Italia, ed è mantenuto vivo da ragioni psicologiche ed etniche ad un tempo, ed in tutto relative all’indole della gente nostra”. Le ricerche svolte dal Pitrè prima, e i recenti contributi forniti da E. Li Gotti, S. Lo Nigro, A. e F. Pasqualino, per citarne alcuni, danno oggi un inquadramento completo della evoluzione di questa particolarissima forma d’arte, suscettibile di variazioni ed innovazioni, al cui centro si pone il sempre, tuttavia, il racconto orale. Una curiosità: come i carretti siciliani differiscono tra loro per alcuni particolari costruttivi relativamente alla zona della Sicilia cui appartengono, anche i pupi hanno le loro originalità. Infatti, quelli originari di Palermo hanno gli arti inferiori snodabili, quelli dell’area catanese hanno le gambe rigide. Anche oggi, nell’ambito di manifestazioni o in alcuni periodi dell’anno è possibile assistere alla magia di questa rappresentazione… Si apre il sipario, nel palco la luce colpisce le corazze scintillanti dei Pupi…intorno è buio, la morbida cascata di piume sopra l’elmo esalta il movimento del pupo quando, mosso dal “puparo”, prende vita…Poi, il rumore delle spade, la voce del puparo e la finzione si dissolve nella realtà della scena; la tradizione si rinnova negli occhi incantati di un bambino.