Parco Reggia di Caserta
Il parco della Reggia di Caserta appare in tutta la sua magnificenza appena varcata la soglia posteriore della residenza reale. Lo spazio che precede il visitatore si dispiega immenso lungo una linea direttrice marcata, un asse, che invita al percorso nonostante la percezione delle distanze.
Si inizia il percorso godendo delle numerose cascate, fontane e gruppi scultorei, circondati dal verde lussureggiante di alberi ben ritagliati, che disegnano la prospettiva del viale.
Salendo si incontra infine la splendida cascata, che con il suo salto di ben ottanta metri, stupisce e gratifica chi ha deciso di salire a piedi. I gruppi scultorei nella vasca della cascata sono ispirati al mito di Diana e Atteone. Inutile dire che costituiscono uno spettacolo nello spettacolo…. Alla destra della grande cascata il giardino all’Inglese, opera del giardiniere inglese J. A. Graefer, che nel 1782, inserì numerose specie botaniche che ben si prestavano ad un disegno di giardino romantico, ricco di suggestive sorprese vegetali e scultoree. Il giardino per Graefer doveva inoltre possedere le caratteristiche dell’orto botanico, per cui curò personalmente l’introduzione di specie esotiche difficili da acclimatare.
I manufatti architettonici presenti invece erano ideati da Vanvitelli, che era anche il progettista della sontuosa reggia. Il parco della Reggia esprime così sia lo spirito razionale, di stampo illuministico nella parte “formale” che quello romantico nella parte “informale”.
Questa presenza dualistica si avvicina al concetto della necessità di disporre di cuore e cervello per pervenire ad uno stato di totale armonia. Il giardino è stato infatti concepito per ricreare quell’eden perduto al quale l’uomo da sempre aspira. Alla parte informale quindi si perviene successivamente al percorso rettilineo, che certamente non è estraneo ad un concetto di assialità che sottolinea la necessità di conferire una certa sacralità all’impianto, che pur nel suo ruolo di luogo di delizie, non può sfuggire al suo essere in intimo legame con il cielo.
L’asse porta alla dimensione del “cuore”, quella appunto espressa dal giardino informale, che costituisce non una conclusione ma un rimando alla parte formale. Tra le due parti infatti non vi è separazione, ma gli elementi presenti dialogano reciprocamente attraverso giochi di rimandi visivi anche se il giardino informale non ha fatto subito parte del progetto iniziale, essendo stato infatti successivamente voluto da Carolina.
Il parco si divide in tre parti, il parterre con il bosco vecchio, la parte delle fontane con il percorso assiale e il giardino informale. Questo numero tre ricorre anche nella distanza che il Vanvitelli progettò dalla Residenza reale alla cascata del parco che misura tre chilometri.
Quanto elencato rende credibile l’ipotesi di una attenzione al simbolo e al numero, nel disegno del parco, al fine di permettere una lettura ai diversi livelli, da parte dei molti visitatori illuminati che allora percorrevano questi meravigliosi viali.