Mulini a vento
Chi non conosce la famosa battaglia contro i mulini di Cervantes! Ebbene, i mulini da cui ha tratto ispirazione sono molto probabilmente quelli di Consuegra. Andando da Madrid verso l’Andalucia si percorre la Routa del Quijote… una strada che attraversa i territori della Mancha, regione ancora dal sapore autentico dove realtà e leggenda si confondono…Lungo la routa si incontra la località di Consuegra.
Qui, possiamo trovare l’inconfondibile profilo dei mulini a vento che dominano dall’alto le pianure della Castiglia. Essi ricordano il celebre capolavoro di Miguel de Cervantes, Don Chisciotte della Mancha scritto nel 1605 e passato alla storia della letteratura. I mulini a vento, oltre a caratterizzare fortemente sotto il profilo paesaggistico il territorio castigliano, conservano ancora in gran parte intatte le loro strutture meccaniche che, in qualche caso, sono state accuratamente conservate o restaurate e rese disponibili alle visite del pubblico. Costantemente curati sotto il punto di vista della manutenzione, questi mulini presentano una pianta circolare; all’interno una stretta scala elicoidale permette di salire all’ultimo livello dove si può ammirare da vicino l’impianto vero e proprio del mulino. All’esterno presentano un colore bianco candido ed una copertura a cono.
La struttura complessiva risulta simile a quelli che si ritrovano in alcune aree mediterranee, come i mulini delle saline di Trapani, o quelli delle isole Cicladi in Grecia. Ovviamente sono sapientemente localizzati in zone particolarmente ventose per sfruttare la forza eolica che spinge al movimento le pale.
E’ ragionevole pensare che la diffusione in Europa dei mulini a vento sia partita dall’area mediterranea. Questo tipo di struttura era infatti già conosciuta in area persiana intorno al 800 a.C. (si ha testimonianza di giranti eoliche ad albero verticale con pale di stuoia costruiti per macinare cereali). Da qui si diffuse in oriente e nel mondo arabo e successivamente, dalla Spagna, filtrò in Europa dove si diffuse ampiamente dopo l’anno 1000, caratterizzando gran parte del paesaggio nord-Europeo. I mulini venivano impiantati nei luoghi dove le correnti d’aria erano costanti, come la Spagna e Paesi Bassi. Il mulino occidentale (a elica verticale) era molto più progredito sotto il punto di vista tecnico di quello orientale (con sistema di vele orizzontali), a tal punto che alcuni studiosi non sono portati a ritenere che il mulino occidentale sia derivato da quello di origine centro-orientale. La tipologia dell’elica posta su di un palo verticale è paragonabile all’antico mulino idraulico.
L’innovazione consiste nel metodo con cui venivano sagomate le pale rotanti o con cui si facevano ruotare i dispositivi dei pali ai quali erano attaccate le vele triangolari che permettevano una rotazione costante e regolare. Quest’ultima tipologia trova un esempio concreto nei mulini a vento esistenti a Creta e nelle isole dell’Egeo. Dopo l’anno Mille si diffonde anche in molte regioni europee, e il primo mulino a vento a torre girevole, viene realizzato intorno al 1100; A caratterizzare questo tipo di mulino è il rotore ad asse orizzontale girevole, le cui quattro grandi pale ruotano su un piano in direzione perpendicolare al vento. Passando, la corrente d’aria genera sulle pale una forza ascensionale che dipende dalla posizione e dalla forma delle pale e che muove il rotore.
E’ nel XIII secolo che il mulino a vento a torre girevole si diffonde ampiamente in Inghilterra, Olanda, Germania.
Nel 1700, la costruzione di mulini a vento prosperò maggiormente nei Paesi Bassi per macinare cereali, ma anche vennero usati quali pompe dell’acqua, per bonificare terreni situati sotto il livello del mare. Il periodo di prosperità dei mulini a vento europei fino al 1900 circa, poiché nella seconda metà del Diciannovesimo secolo, furono sostituiti da macchine a vapore e motori a combustione interna. Importante testimonianza dell’antica vita produttiva e componente essenziale dei patrimoni culturali locali, il mulino, è fondamentale per riconoscere e conservare una parte di storia e di identità dei territori. Per potere leggere ed interpretare l’evoluzione della civiltà nelle sue manifestazioni concrete, e per conservare e valorizzare i segni antropici che fanno ormai parte del paesaggio, è necessario recuperare laddove possibile tali strutture.
In Spagna alcune piccole località, come appunto Consuegra, sopravvivono anche grazie al recupero di queste testimonianze. Per non parlare dei mulini di Mikonos, che sono diventati addirittura il simbolo dell’isola. Per avere ricadute sullo sviluppo economico delle comunità rurali, inoltre, insieme al recupero dei Mulini, si possono portare avanti operazioni di salvaguardia e riqualificazione dell’ambiente naturale circostante nell’ottica di una vera operazione di tutela e promozione di un paesaggio costruito. Se integrato in un sistema di beni culturali diffusi sul territorio, il mulino potrà inoltre assumere un ruolo di interesse architettonico e documentario. Se valorizzato attraverso attività idonee di tipo culturale, ricreativo, turistico, può infatti rivelare grandi potenzialità in una prospettiva di sviluppo sostenibile.