Fotografi storici di Palermo
Vedutismo e fotografia d’atelier raggiungono, tra il 1860 e il 1900 a Palermo, livelli d’espressione eccellenti, grazie agli stimoli introdotti da alcuni noti fotografi che, proprio in quegli anni giungono in Sicilia, conferendo una efficace spinta alla apertura di diversi studi fotografici. Per citare alcuni tra questi nomi illustri, possiamo ricordare Ferrier & Soulier di Parigi, giunti perché interessati a fotografare l’isola, oppure E. Chauffourier, Sommer, R. Rive, i F.lli Alinari e G. Brogi.
La ditta fiorentina degli Alinari nasce nel 1854 insieme alla ditta Brogi, che si inserisce proprio in quegli anni. Entrambe avviano una attività con l’idea di fornire delle rappresentazioni fotografiche di paesaggi e città d’arte. Le riprese sono sempre effettuate secondo i canoni classici della visione prospettica rinascimentale; con delle inquadrature frontali, le foto Alinari presentavano frequentemente immagini realizzate con un punto di vista “alto” rispetto al piano stradale, al fine di rendere efficacemente i dettagli delle architetture inquadrate. Gli Alinari in breve tempo, saranno conosciuti in tutta Europa e diffonderanno anche le opere d’arte italiane meno note in più vasti contesti, contribuendo a costruire una immagine dell’Italia sede di arte e di cultura. Rive, attivo a Napoli dal 1860 al 1889, intorno al 1865-70 è a Palermo e realizza una “Veduta di Palermo”, che richiama le più note restituzioni dei pittori dell’Ottocento.
Anche Sommer (1834-1914), rappresenta una presenza di particolare rilievo; noto per le immagini -ricche di particolari tratti dalle realtà di vita vissuta e di gente umile-, che anticipano per certi versi, il repertorio del “reportage sociale”, giunge in Sicilia perché era stato appositamente chiamato per fotografare il Duomo di Monreale. Realizza alcune bellissime immagini di località e luoghi siciliani, come in “Siracusa. Fiume Anapo” realizzata intorno al 1870.
Le presenze di questi ed altri grandi fotografi internazionali finirono per influenzare la fotografia locale. Tra i molti studi fotografici di Palermo particolare successo ebbe quello di E. Interguglielmi. Tra il 1860 ed la fine del 1800 è proprio Eugenio Interguglielmi, esperto di plalinotipia che nel suo atelier, realizza alcuni ritratti di famosi personaggi della Palermo di fin de siecle. Ritrae i Florio, i Whitaker, Mascagni, Puccini, Crispi e Garibaldi. Interguglielmi realizza anche immagini di paesaggio, vedute di ambienti della sua città, come quella dal titolo “al fiume”, o “raccoglitori di sabbia”. Il lavoro di Eugenio sarà poi continuato dal figlio la cui figlia Celestina darà alla luce il primo fotografo industriale, Eugenio Bronzetti. Anche gli Incorpora, ed Enrico Seffer rappresentano per Palermo un fiore all’occhiello per la storia della fotografia. Incorpora aveva iniziato la sua attività nel 1856 e fino al 1873, si era dedicato alla ritrattistica. Successivamente riprese anche alcune vedute della sua Palermo. In via Rosolino Pilo ebbe uno dei suoi primi studi. Il lavoro di Giuseppe Incorpora fu poi proseguito dai suoi figli Francesco, Giovanni e Salvatore. Enrico Seffer, attivo a Palermo dal 1860, fu un bravissimo ritrattista. Altro importante fotografo fu Francesco Paolo Uzzo che impostava all’interno del suo studio delle scene “di genere”. Uzzo produsse anche fotografie di paesaggi e ambienti esterni. Le realizzazioni come ad es. la foto dal titolo “Strada di campagna” sembrano potersi egregiamente accostare alle coeve ricerche pittoriche di paesaggio.
Altri fotografi, come E. Lo Forte, operarono a Palermo in quegli stessi anni, a testimonianza della vitalità sociale della Palermo dell’epoca, aperta alle innovazioni, sensibile alle mode e alle varie tendenze culturali. E, se è vero che come affermava Talbot, il fotografo “esaminando quel che ha registrato, scopre molte cose di cui non aveva avuto alcuna nozione sul momento”, possiamo dire osservando le antiche foto di una Palermo del passato, a volte ci accorgiamo di stare guardando questa città come per la prima volta.