Rodchenko

Come altri artisti delle avanguardie è pittore, grafico, scenografo, scultore, architetto, disegnatore oltre che fotografo. In questo contesto analizzeremo il fotografo che a partire dal 1923, insieme a Varvara Stepanova sua moglie, farà uso del linguaggio del fotomontaggio. Il fotomontaggio, si inserisce nella poetica costruttivista russa nemica dell’arte borghese e dello stile individuale inteso come esclusivo dell’artista di cui fa parte Rodchenko che userà il fotomontaggio per illustrare libri, riviste, manifesti e cartelloni pubblicitari. Questa metodica si rivela mezzo di comunicazione per trasmettere messaggi sociali e politici, adatto a raggiungere le masse. Rodchenko illustra con i suoi fotomontaggi le copertine della rivista LEF (Fronte di sinistra delle arti), utilizzando fotografie recuperate da giornali e riviste. Ad esempio accosta per denunciare la meccanicità degli strumenti della comunicazione moderna, una macchina da scrivere accanto ad un apparecchio fotografico e un obiettivo.
Già dopo la fine della prima guerra mondiale in Germania il fotomontaggio era stato usato come strumento di denuncia da artisti come Grosz e dal Bauhaus (vedi Moholy-Nagy). Dopo il 1924 Rodchenko si concentra nella ritrattistica in studio: i ritratti più famosi sono quelli della madre, della moglie, dei suoi amici costruttivisti (architetti, artisti di teatro, pittori), del critico letterario e redattore di LEF Osip Brik, del poeta Tretyakov e del suo amico, il poeta Vladimir Majakovskij.

Per esprimere la temporalità e il movimento sperimenta il doppio scatto nelle foto di sua moglie e del pittore Schevchenko. Tali immagini fanno pensare al repertorio del futurismo italiano dei fratelli Bragaglia. Fa parte del gruppo LEF anche Majakovskij, sostenitore dell’avanguardia artistica in Unione Sovietica. Majakovskij colto dall’obbiettivo di Rodchenko presenta un volto dai lineamenti marcati e la presenza di linee verticali e orizzontali: la sigaretta, le penne in tasca, la linea formata dalla cravatta, i lacci, le pieghe del vestito, i piedi della sedia, le rotondità del cappello e le linee dipinte sul fondale, come anche quelle del pavimento, rimandano ad un linguaggio costruttivista che ricorda gli esordi di Rodchenko dei disegni e dei fotomontaggi.
Rodchenko fu anche fotografo delle architetture moscovite e riprese balconi, scale, finestre e muri con tagli obliqui e punti di vista inconsueti. Nel 1925, effettua una serie di riprese dal basso del palazzo di via Miasnitskaia, dove viveva. L’accusa rivolta a Rodchenko dai suoi colleghi fu quella di non aver realizzato nessuna innovazione e di imitare gli esperimenti già in atto da vari anni in Germania e portati avanti dagli artisti Moholy-Nagy e Ranger-Patzch e fu accusato di aver dato troppa importanza all’estetica a scapito del contenuto, tradendo il vero fotogiornalismo. Il suicidio nel 1930 di Majakovskij fu un duro colpo per Rodchenko, che, forse anche per questo decise da quel momento di optare per scelte artistiche diverse e si dedicò alle fotografie di Stato: parate militari e eventi sportivi.