Giovanni Chiaramonte
Nato a Varese nel 1948, da genitori di Gela, si trasferisce a Milano e dal 1967 si interessa al cinema e alla fotografia e fonda la propria visione sulla concezione della realtà come dramma della forma, ricollegandosi all’estetica teologica di Hans Urs von Balthasar. Nel 1973 conosce Ghirri e successivamente fonda con lui la casa editrice Punto e Virgola iniziando una ricerca sul paesaggio italiano che segnerà una svolta importante nella fotografia Italiana.
Realizza Giardini in Sicilia, Discorso di Natale, La Creazione. Studia la fotografia di Paul Strand, Robert Frank e Minor White. Del 1978 è Verso il celeste. Chiaramente è interessato all’intreccio tra forma dei luoghi e destino degli uomini. Il tema del viaggio viene inteso come via di conoscenza e salvezza. Nel 1980 assume la direzione della Punto e Virgola, assorbita dalla Jaca Book, ultima le sequenze Finestre, Scatola magica. Per Paesaggio Italiano utilizza il formato quadrato. Del 1982 è la sua collaborazione con Pierluigi Nicolin e con la rivista “Lotus”. Organizza la rassegna e il volume Luogo e identità nella fotografia europea contemporanea, nel quale presenta i nuovi autori di Italia, Spagna, Francia, Gran Bretagna, Olanda, Germania, Austria, Svizzera. In Giardini e Paesaggi (1983), il paesaggio è inteso come una rivelazione oggettiva del genius loci.
Nel 1984, è chiamato dall’I.B.A. per fotografare la ricostruzione della capitale tedesca, e successivamente su “Camera Austria” pubblica le prime immagini berlinesi. Partecipa con immagini mediterranee e berlinesi a Terra del Ritorno, ampio progetto sul destino dell’Occidente pubblicato nel 1989 con una prefazione di Roberto Mussapi. Con il progetto Via Emilia -coordinato da Luigi Ghirri- analizza le città poste tra Piacenza e Rimini. Con la mostra Il costruire di Alvaro Siza inaugura lo spazio espositivo della Facoltà di Architettura di Milano. Con Rossella Bigi, Guido Guidi, Mimmo Jodice pubblica Gibellina Utopia Concreta. Sempre negli anni ‘90 inizia la seconda parte dell’opera sul destino dell’Occidente grazie alla Fondazione Italiana per la Fotografia e il Meeting per l’Amicizia fra i popoli, fotografando attraverso gli Stati Uniti dal Texas alla Florida.
Realizza una multivisione presentata alla Biennale di Venezia sulla forma del tempio: Architettura e spazio sacro nella modernità. Pubblica il saggio Scritture della Luce e la monografia su Paolo Monti. Nel 1996 inizia Cerchi della città di mezzo, sulla città di Milano, opera che si svolge secondo percorsi circolari a partire dalle tangenziali, attraverso le circonvallazioni e la cerchia dei Navigli, sino al Duomo. Nel 1998, nell’ambito di un progetto ideato da Marcello Panzarella e a Vito Corte fotografa la costa occidentale della Sicilia, successivamente sarà l’architetto Pasquale Culotta a incaricarlo per un’opera sulla presenza degli immigrati nei centri storici italiani.
L’amicizia con Joel Meyerowitz dà origine alla mostra Eventi umani Eventi urbani ed espone e pubblica Mondocittà/ Worldcity. Pubblica il saggio Lo spazio del contemporaneo con una antologia di sue immagini per la prima conferenza nazionale per il paesaggio (Roma). Chiaramonte costituisce con la sua opera articolata e complessa, un punto di riferimento per comprendere la direzione dell’arte fotografica in Italia.