Complice il recente fenomeno di velocizzazione dei processi di trasformazione, oggi osserviamo l’avanzare di un paesaggio (sia urbano che di frangia) della frammentazione e dell’incompiutezza. Quanto ci costa in termini di involuzione culturale il diffuso degrado di alcuni ambiti urbani e di parte del nostro paesaggio? Quanto ci costa in termini di immagine nei confronti del resto del mondo? Quanto in termini di disagio giovanile, il non riconoscersi in ambienti che sono sempre più anonimi e lontani da ogni parvenza di organizzazione di spazi di civile e regolata convivenza?
Il dolore generato dalla costruzione di spazi alienanti ritorna in termini di violenza, apatia, tendenza alla dissociazione e voglia di fuggire.
Questo si traduce in un costo per la società, che prima si illude di risparmiare nelle azioni di recupero delle periferie e dei paesaggi degradati, ma che poi deve intervenire sulle drammatiche conseguenze generate nell’uomo da questa indifferenza.
La recente crisi verificatasi in Europa, inoltre, incide pesantemente aggravando le condizioni già osservate, perché i costi per l’intervento sono elevati sia in termini di progettazione che in termini di impiego di materiali e mezzi.
Restano intorno dei paesaggi sospesi, come in attesa che si sovrappongono e si contagiano tra di loro, generando degrado su degrado e alimentando il senso di provvisorietà e di marginalità nelle comunità residenti.
Queste elaborazioni di immagini fotografiche digitali, vogliono fare riflettere sul tema e indurre ad una seria valutazione del fenomeno nelle sue reali proporzioni.