Giorgio de Chirico
(Volos, 10 luglio 1888 – Roma, 20 novembre 1978)
Mento arretrato, sguardo bufalino, naso prominente, Giorgio De Chirico in uno dei suoi tanti ritratti… guarda indifferente lo scorrere del tempo ma ne fissa le tracce, desumendo da una memoria “classica” la sua decisa spinta verso il futuro. Padre della Metafisica, osserva curioso gli artisti del suo tempo e ne recupera solo gli elementi che maggiormente si ricollegano ad una classicità, che sente propria… che è dentro le sue vene da greco.
Nato a Volos nel 1888, in Tessaglia, cuore antico della Grecia, terra del mito, Giorgio De Chirico si trasferisce presto ad Atene. Nella mente del giovane si fisseranno per sempre le suggestioni delle rovine dell’Acropoli, che introdurrà spesso nei suoi dipinti del periodo successivo alla Metafisica. Dopo il 1905, data della morte del padre, lascerà con la madre e il fratello la Grecia e si trasferirà dapprima a Monaco per completare i suoi studi, e successivamente a Milano. Un viaggio che lo porterà alla scoperta delle architetture italiane compiuto nel 1909, sarà di fondamentale importanza per il giovane artista, che nello stesso periodo, si appassionerà alle teorie di Nietzsche.
Il linguaggio dechirichiano comincia però ad evolversi attraverso il suo incontro con la città di Parigi, e soprattutto con gli artisti che allora vi gravitavano. A Parigi, dove resterà fino al 1915, ha modo di esporre le sue opere al Salon d’Automne e di conoscere Apollinaire, con il quale successivamente maturò un proficuo sodalizio. Apollinaire scrisse quanto l’arte di De Chirico fosse “interiore e celebrale” e quanto fosse “nuova” e per questo meritevole di essere segnalata. Sempre grazie ad Apollinaire l’artista entrerà in contatto con Paul Guillaume, che introdurrà i quadri di De Chirico nella sua nota galleria d’arte, insieme a quelli di Picasso, Matisse e Modigliani.
Anche A. Soffici in Italia, in seguito sosterrà l’arte di De Chirico nei suoi scritti, esaltandola come qualcosa di assolutamente nuovo.
Nel 1915, quando anche l’Italia entra in guerra, De Chirico si reca a Ferrara, disponibile alla partecipazione alla Guerra. Insieme al fratello viene però dichiarato inadatto a partecipare al conflitto. In questo periodo conosce Carrà. Il suo linguaggio si definisce ulteriormente. Dopo la I guerra si reca a Roma ed entra in contatto con Broglio, che in quel periodo fonda la rivista “Valori plastici”, nota per l’avere promosso un ritorno all’ordine.
Nel 1919 vengono esposti i suoi dipinti a Roma, nella galleria di Bragaglia che vengono accompagnati dal testo “Noi metafisici”, dove di fatto sono tracciati i punti fondamentali della Metafisica. Vi si ribadisce inoltre l’apporto della filosofia di Nietzsche, che scopritore del profondo non –senso della vita, poteva portare l’arte a cogliere quello stesso non –senso anche nelle espressioni figurative.
Successivamente approda sempre più ad una pittura che promuove un ritorno all’ordine antico e che condurrà lentamente l’artista ad un vero e proprio classicismo pittorico. L’articolo il ritorno al mestiere in “Valori plastici” suggellerà questa svolta come una vera e propria scelta verso il classico, ma aprirà per l’artista la strada di una crisi, che si rifletterà nei suoi autoritratti, dove si mostra sovente in atteggiamento malinconico.
Un ritorno nella capitale francese, fino al 1929, lo vedrà ancora presente nella galleria di Guillaume e nel panorama artistico parigino. I rapporti con i surrealisti, che erano iniziati nel migliore dei modi, andarono tuttavia sempre più deteriorandosi. E’ il tempo dei cavalli in riva al mare, dei muscolosi Gladiatori e delle reminiscenze archeologiche ….
Si trasferisce nuovamente in Italia. Viaggia ancora, si reca a New York, e nel 1936 il MoMA acquista Nostalgia dell’infinito. Dal 1944 andrà ad abitare a Roma che diverrà la sua sede definitiva. Questo periodo verrà poi definito dalla critica fase “barocca”, cui seguirà quella “neometafisica”, con la quale si concluderà la grande avventura artistica di De Chirico che morirà nel 1978.
Il culto per l’Italia che il padre gli aveva inculcato da bambino, unitamente all’origine greca, costituiranno quel mix di suggestioni che il pittore riverserà nella sua arte che apparirà sospesa tra il ricordo nostalgico di un passato e la spinta innovativa verso il futuro.
Ebbe di certo una educazione molto severa, il retaggio di questo rigore è insito in alcune delle sue opere. I personaggi di De Chirico infatti, non sono mai totalmente scoperti, aperti, davvero visibili, ma cercano di schermirsi facendo delle corazze, degli abiti o dei marmi delle statue, la loro unica pelle.