Architettura radicale
Negli anni 1960 si sviluppa in Europa, in contrapposizione alle tematiche del Funzionalismo, una vera e propria ricerca architettonica d’avanguardia che proponeva varie tematiche legate all’utopico al fantascientifico e all’irrazionale. I promotori di questa avanguardia sognavano linguaggi per esprimere in architettura la propria contemporaneità e liberarsi dall’eredità del Movimento Moderno. I concetti di Razionalismo e Funzionalismo, avvertiti come causa di una sorta di disumanizzazione degli spazi della città alimentavano una contrapposizione diffusa alle architetture espresse dall’International Style. Germano Celant, all’inizio degli anni ’70, è il primo ad adottare il termine di “architettura radicale” per raccogliere questi atteggiamenti in un unico fenomeno architettonico. Atteggiamenti e non movimento, perché l’architettura radicale non presentava caratteri omogenei ben definiti, tanto da destare spesso confusione (…per dirne una, anche il Postmoderno fu accostato all’architettura “radicale”).
L’architettura radicale fu promossa da numerosi gruppi architettonici quali i Superstudio di Firenze, gli UFO, o il gruppo Archigram di Londra. Nel panorama europeo emergono, nell’ambito di questo atteggiamento radicale, due nomi soprattutto: quello di P.Cook per Archigram e quello dell’italiano Nicolini per Superstudio. Alcune utopie si concentrano sul tema dello sviluppo urbano, visto questa volta come la negazione della differenziazione delle funzioni. Archigram vede la città piuttosto come sintesi di relazioni energetiche o metafore fantascientifiche del mondo tecnologico (si fa spesso uso di una grafica di tipo fantascientifico). Si elaborano proposte progettuali, che non rimandano a realtà riproducibili ma si pongono come autonomi atti comunicativi. Nasce il concetto di action-planning che vede in una spontanea e immediata gestualità, un metodo di pianificazione strutturale. Nel 1963 a Londra si svolge la mostra “Living City”.
Le opere di Cook sono frutto di un atteggiamento edonistico e giocoso, di una tecnologia avveniristica. Analoghe per certi versi, all’esperienza Archigram, sono quelle italiane di Superstudio, fondato nel 1966 da Natalini, a Firenze. Mentre Archigram proponeva utopie che guardavano alle possibilità della tecnologia, Superstudio coltivò utopie in negativo in cui l’irrazionale veniva esaltato per contrapporsi all’eccessivo razionalismo e al mito del funzionalismo. L’intento è quello di divulgare l’architettura e il design di avanguardia – Es. l’antidesign di Gaetano Pesce. La mostra svoltasi nel 1966 in una cantina di Pistoia dal titolo “Superarchitettura”, è da considerare il manifesto di Superstudio. Nel 1972, il MoMA di New York, organizza la mostra di controdesign dal titolo: Italy: the New domestic Landscape. Protagonisti i radicali.
Dalla seconda metà degli anni settanta pare dissolversi il mito positivistico che aveva dominato il pensiero architettonico nel primo Novecento e si spengono anche i fervori che avevano alimentato il senso di rifiuto verso l’eccesso del “funzionale “in urbanistica ed in architettura. Successivamente anche i protagonisti dell’architettura radicale seguiranno strade che li porteranno lontano dalle posizioni iniziali. Superstudio viene sciolto nel 1986. Oggi, alcuni studi condotti in Francia tendono ad evidenziare l’influenza di Superstudio e Archizoom, sul lavoro di Rem Koolhaas e Bernarnd Tschumi.
Anche in Italia si attuerà una rilettura del fenomeno: alla Biennale di Venezia nel 1996, dove per il padiglione italiano, si è organizzata una retrospettiva sul fenomeno radicale e nel 1999 al Palazzo Fabroni di Pistoia, dove Pettena curerà la mostra dal titolo: Archipelago. Architettura sperimentale 1959-99, dove gli sviluppi dei radicali sono accostati ad alcune architetture contemporanee di tipo sperimentale.