Ricardo Bofill
Nato a Barcellona nel 1939, già nel 1951 lavora nell’impresa edile del padre. Viaggia in Grecia dove ha modo di entrare direttamente in contatto con l’architettura greca classica.
La pietra la considererà come il miglior materiale in architettura. Dopo gli studi e il conseguito diploma dell’Escuela Técnica Superior de Arquitectura di Barcellona nel 1956 (e della Scuola d’Architettura di Ginevra nel 1959), nel 1962 con Manolo Nuñez e Ramon Collado forma un primo gruppo di lavoro. Successivamente, fonda a Barcellona nel 1963 il “Taller de Arquitectura”, (gruppo interdisciplinare di progettazione architettonica e urbanistica); entrerà poi a far parte del gruppo lo scrittore José Augustin Goytisolo, e la sorella Anna Bofill. Nel 1966 si aggiungerà anche l’architetto inglese Peter Hodgkinson.
Durante la sua attività Bofill, si è occupato di pianificazione urbana, progettazione di grandi infrastrutture per il trasporto pubblico -come ad es. il recentissimo aeroporto di Barcellona-, ma anche importanti edifici pubblici come teatri, hotel, biblioteche e spazi verdi collettivi come parchi e giardini. Attivo in Europa (a Varsavia ha realizzato il Port Prassi, il porto fluviale con il recupero di antiche aree industriali), negli Stati Uniti (è per New York il progetto di riqualificazione della zona nord del Central Park) e persino Asia, oggi è noto in special modo peri suoi ultimi progetti come: il villaggio globale delle Nazioni Unite a Dakar; il recupero di una zona agricola e industriale di Shanghai; la marina di Tarragona; il parco di Manzanares di Madrid; il porto di Bari; la stazione di Bologna; la costruzione del Teatro Nazionale di Catalogna a Barcellona; la Città della Giustizia a Llobregat (Barcellona, 2002) ed già citato il Terminal M5 dell’Aeroporto di Barcellona, (del 2003). Oggi ha due nuove sedi del Taller de Arquitectura: una a New York – inaugurato nel 1987- dove ha in atto alcune sperimentazioni di nuovi modelli di grattacielo, (come l’edificio del 77 West Wacker Drive a Chicago 1998/91) ed una a Tokyo. In Italia è in corso il progetto per la ristrutturazione del porto di Savona, riguardante un riordino completo della Vecchia Darsena.
I lavori più importanti che Bofill ha realizzato agli esordi, tra il 1965 ed il 1973, sono stati i quartieri spagnoli di Barrio Gaudí (1965) a Reus, gli edifici residenziali di Via Compositor Bach e Via Nicaragua a Barcellona (1965), l’edificio Xanadu ad Alicante e la Muraglia Rossa (1969) a Calpe (sempre in Spagna). Al 1968 risalgono i primi studi di Bofill sulla città nello spazio; seguono la pubblicazione del suo libro “Vers une formalisation de la ville dans l’espace” – Edizioni Blume. A Parigi realizzerà i progetti per les Villes Nouvelles francesi, e si occuperà dei progetti del quartiere Petite Catédrale (1976), del complesso edilizio di Marne-la-Vallée (1979-82) e dell’insediamento residenziale di Les Arcades du Lac (1980) dove aderirà alle istanze dell’architettura postmoderna.
Le opere francesi lo renderanno noto al panorama internazionale. Dal 1986 è incaricato di alcune importanti progettazioni a Barcellona, in occasione dei Giochi Olimpici. Del 1989-92 è l’edificio residenziale nel Villaggio Olimpico a Barcellona, e del 1986-91 il nuovo terminal internazionale dell’aeroporto di Malaga. Nel 1988 si occupa della riconversione e ampliamento del Museo Pedralbes, Fondazione H.H. Thyssen a Barcellona. Del 1986-96 è il Teatro Nazionale della Catalogna a Barcellona. Riceve l’incarico di progettare il padiglione per l’insegnamento dello sport, affiancato allo stadio, in occasione della riorganizzazione architettonico-urbanistica di Barcellona per i Giochi Olimpici del 1992. Al 1991 si attestano i progetti per il Complesso di Lacua, Vitoria, in Spagna, il progetto per Plaza de la Concordia a Vigo, l’Hotel Kleber a Parigi, e il World Trade Centre Meffre Ona, La Porte de l’Ouest a Casablanca, in Marocco.
Ricardo Bofill, è considerato uno dei più bravi architetti e urbanisti contemporanei oltre che uno dei principali rappresentanti dell’architettura postmoderna. Bofill è convinto che gli edifici pubblici concorrano alla globale configurazione di una città, per questo conferisce una forte immagine alle sue architetture destinate a diventare dei punti di riferimento urbani. Tuttavia sostiene che un edificio può possedere un’immagine pubblica che poi può esser contraddetta negli spazi interni. Ha portato avanti la sua esperienza professionale in modo da entrare in sintonia con le varie culture architettoniche presenti nei vari ambiti di inserimento dei propri progetti. A Bofill sono stati attribuiti in seguito a delle superficiali osservazioni del suo operato, alcuni mutamenti di direzione nello stile, che presentavano come supporto una presunta necessità di adattarsi alle richieste del mercato. Tuttavia, una attenta rilettura dell’opera di Bofill manifesta invece punti di continuità non indifferenti.