La Sicilia dei Greci
La Sicilia dei Greci più che darci indicazioni su una storia passata ancora oggi comunica lo spirito di una civiltà. Grande come il termine che la distingue, “magna”, importante come i segni che ha lasciato di sé. La Sicilia dei Greci non è fatta solamente di testimonianze archeologiche, ma di retaggi culturali che si riflettono nell’urbanistica, nella organizzazione dei territori, nella filosofia e nell’assetto culturale e scientifico della regione; è Tucidide, il noto storico greco a darci le prime importanti notizie sulle colonie greche in Sicilia. È grazie a lui e ai riscontri ottenuti con i numerosi sistematici studi compiuti dagli anni 1950 in poi sulle colonie della Magna Grecia, che si è riuscito a ricostruire un percorso storico di rilevante importanza non solo per la Sicilia, ma per tutto quel mondo occidentale che si è nutrito della cultura greca.
Pare che le prime colonie furono ad opera di aristoi, cioè di aristocratici che scelsero alcuni siti in relazione a delle valenze di carattere anche commerciale. Nel 734 a.C., alcuni coloni provenienti da Corinto fondano in Sicilia Siracusa… ha inizio una storia affascinante che durerà per la Sicilia circa cinque secoli e che segnerà e caratterizzerà fortemente il territorio, la cultura e la direzione della storia dell’Isola. I primi coloni fondano questi primi nuclei dal nulla, con grande coraggio e fatica, prendendo possesso di territori precedentemente conosciuti solo grazie a dei rapporti commerciali. Questo deve farci riflettere sulla necessità di una operazione, come quella della fondazione delle colonie, che si poneva di strategica rilevanza per la Grecia. Nell’arco di un secolo la Sicilia dove già erano erano stanziati gli Elimi nella parte più occidentale dell’Isola, i Sicani nella parte centrale e i Siculi ad oriente, conoscerà uno straordinario cambiamento che non riguarderà solamente l’aspetto politico, ma anche e soprattutto quello culturale e territoriale.
Nel 728 nasce Megara Iblea… Le colonie greche di Sicilia si espanderanno poi fondando a loro volta altri centri, dai cui nuclei si svilupperanno altre importanti culture. Megara Iblea fonderà infatti Selinunte, e Siracusa nel 580 a.C., Camarina. Gela, fondata da coloni di Rodi nel 688 a.C., darà vita invece al primo nucleo di quella che diventerà Akragas, l’odierna Agrigento. È importante sottolineare che da questo incontro di culture non deriverà una sovrapposizione, ma una nuova civiltà che avrà saputo fondere le caratteristiche di chi abitava in Sicilia con i caratteri delle popolazioni nuove, raggiungendo livelli culturali elevati che si esprimeranno nell’arte dando origine a qualcosa di straordinariamente nuovo.
Agrigento ultima colonia greca in Sicilia, possiede nella splendida “Valle dei Templi” una serie di testimonianze architettoniche distinguibili in templi e sacelli. Il tempio della Concordia, periptero esastilo, è il più noto e quello meglio conservato. Eretto tra il 450 e il 430, è in pietra calcarea locale… ciò conferisce al colore delle tonalità calde e dorate che lo portano ad integrarsi cromaticamente con il paesaggio circostante. Possiede un naos a navata unica e pronao ed opistodomo simmetrici.
A Segesta si erge un tempio particolarissimo che ancora non possiede una datazione certa. Segesta venne fondata dagli Elimi, pertanto non è una colonia greca… La città comunque aveva ovviamente appreso i costumi e le tradizioni costruttive greche, oltre alla organizzazione politica. Si tratta di un Tempio periptero esastilo che non possiede naos, o perché non ebbe il tempo di essere completato o per una scelta stilistica nuova che prevedeva, solo al centro e all’aperto, un’ara sacrificale.
Nel V secolo a.C. Selinunte, colonia dei megaresi, raggiunse il suo massimo splendore… L’area sacra si trova nell’acropoli situata in una collina poco elevata vicino al mare… Nel 409 a.C. venne distrutta da Cartagine grazie all’intervento di Segesta. Dei sette grandi templi dorici oggi rimangono numerosi resti fra cui quelli del tempio E della metà del V secolo a.C., posto sulla collina orientale. Questo tempio è stato oggetto di anastilosi, cioè di una ricostruzione che ha utilizzato i resti originali assemblati dopo un accurato studio. Periptero esastilo, era dedicato ad Hera. Si distingueva dai modelli greci per via di una scala d’accesso posta frontalmente e per la particolarità del naos, che si presentava interrotto da un adyton che era destinato a contenere la statua della divinità cui il tempio era dedicato. A tale soluzione caratterizzante, diffusa in Sicilia ma rara in Grecia, si giunse perché il naos possedeva una eccessiva lunghezza da interrompere con un sacrario, l’adyton appunto, che veniva sopraelevato con dei gradini. Intorno al 550 a.C. viene realizzato il Tempio C, che dimostra come la Sicilia si sia staccata dai modelli della Grecia che erano inaccessibili ai fedeli. Qui si nota infatti una diversa disposizione planimetrica. La peristasi è ampia e adatta ad accogliere i fedeli presenti durante le processioni. Il naos, al quale si perviene da una gradinata d’accesso, è stretto e allungato è ripartito da sole strutture murarie.
Molto note sono le metope di Selinunte databili intorno al 575-550 a.C. conservate al Museo Archeologico regionale di Palermo, ex museo Nazionale. Sono state trovate giacenti sulla gradinata del fronte orientale del tempio C. Tre delle metope sono quasi giunte integre… Una presenta dei cavalli appartenenti ad una quadriga. I cavalli centrali presentano la testa frontalmente gli altri due girata. In questo modo si riesce a dare il senso della profondità. Un giovane conducente, identificato come Apollo, è accompagnato da altre due figure, poco distinguibili, interpretate come Latona e Artemide. Altra metopa, è quella con Perseo che decapita Medusa, tenendola per i capelli. Atena protettrice di Perseo assiste alla scena con l’indifferenza che è propria agli Dei.