Natività mistica di Botticelli
Botticelli, artista inserito nell’ambito della sfera culturale medicea della Firenze della II metà del ‘400, ci mette di fronte ad un mistero difficile da comprendere. La scena appare a prima vista come una consueta rappresentazione della natività, ma alcuni segnali ci informano che non si tratta di una natività qualsiasi, e ci indicano che il linguaggio stesso di Botticelli volge verso una sensibilità diversa. Molti critici affermano che tale cambiamento deriva da una crisi religiosa dell’artista in corrispondenza degli eventi storici che coinvolsero la sua città sul finire del 1400. Nel 1492 muore Lorenzo il Magnifico, e nel 1498, Savonarola venne arso sul rogo … A tal proposito si ricorda che Botticelli si era avvicinato alla predicazione del frate e probabilmente ne rimase sconvolto. Natività mistica porta in sé quindi tutte le incertezze, le speranze e i dubbi dell’artista.
La prospettiva geometrica è abbandonata in favore di una impostazione gerarchica delle proporzioni, alla maniera medievale. Le proporzioni dei personaggi sono quindi alterate e le forme, non più morbide, sono suggerite come spigolose o decisamente angolari, alterate nelle loro sporgenze. Linee verticali si oppongono alle orizzontali in un continuo rimando di scontri lineari.
A questo nuovo linguaggio fanno riscontro gli eleganti panneggi delle vesti degli angeli, dove riconosciamo decisamente la mano del primo Botticelli.
San Giuseppe attira la nostra attenzione per il suo atteggiamento… china il capo e lo nasconde perché dorme o perché è colto da sconforto?
Una risposta forse può pervenire dallo stesso titolo del dipinto, che ci invita a riflettere…. Si tratta di una Natività “mistica”. Mistica probabilmente nel senso di contemplazione diretta della dimensione del sacro.
L’artista dunque, più che raccontare semplicemente il miracolo, vuole farci riflettere su di esso. Nel coglierci impreparati, vuole inquietare i nostri animi e farci chiedere perché. Non una accettazione passiva del miracolo quindi, ma una ricerca della verità attraverso i tormentosi ma necessari interrogativi che ci spingono a considerare l’evento nella sua vera sacralità.
Dappertutto sono gli Angeli, che sappiamo essere stati certamente importanti nella notte della venuta del Bambino Gesù, ma non al punto da diventarne i protagonisti. Qui invece l’attenzione dell’osservatore si concentra immediatamente su di loro, quasi a doverli considerare tali. Ma non è così…. La parte superiore del dipinto presenta una danza in cerchio, ed il cerchio sottolinea la presenza di un centro: questo centro è la capanna.
Sul tetto si posano tre angeli che leggono un libro, i colori dei loro abiti simboleggiano le virtù teologali: fede, speranza e carità. Sempre tre angeli abbracciano tre uomini in basso. Ad essi si contrappongono le fughe di piccoli esseri grigi, che riconosciamo essere dei diavoletti, che precipitano e si allontanano sconfitti.
Il dipinto sembra quindi volere esaltare il tema della pace in relazione alla venuta del Figlio di Dio sulla terra.