Jacques-Louis David
(Parigi, 30 agosto 1748 – Bruxelles, 29 dicembre 1825)
La pittura del Neoclassicismo a Parigi, ebbe particolare risalto attraverso l’opera di Jacques-Louis David (Parigi 1748-Bruxelles 1825) considerato un caposcuola della pittura neoclassica. Vincitore nel 1774 dell’ambito Prix de Rome, ebbe modo di soggiornare nella città eterna e poté studiarne le architetture e le opere d’arte scultoree e pittoriche, direttamente.
Lo studio delle opere italiane ebbe un effetto propulsivo sull’arte del giovane Jacques Louis che rimase certamente impressionato dai dipinti di Raffaello, Guido Reni e Caravaggio. Si può quindi affermare che al ritorno in patria si avvicinò al linguaggio neoclassico anche grazie all’influsso esercitato dall’arte italiana.
Il messaggio di Winckelmann viene recepito da David parzialmente. Egli infatti pose l’accento ad una maggiore ispirazione di tipo morale, pur accettando l’applicazione dei principi di tipo estetico.
Nel 1779, dopo una visita agli scavi di Pompei ed Ercolano la svolta in senso neoclassico venne dichiarata dallo stesso artista, che da quel momento si avvicinò alle tematiche di ispirazione all’antico.
David considerò l’arte come uno strumento di persuasione, e realizzò immagini che mirarono ad esaltare la nobiltà d’animo dei capi rivoluzionari e il loro sacrificio per il popolo, nell’ambito degli ideali patriottici ed eroici della rivoluzione francese.
Egli si ispirò ai modelli antichi, greci e romani, non solo dal punto di vista formale, ma per fornire un esempio di virtù morale. Realizzò opere grandiose in pittura, come il noto “Giuramento degli Orazi” (esposto al Louvre) del 1784-86.
Il Giuramento degli Orazi di David, è un dipinto che appartiene al periodo prerivoluzionario. Ne possiede tutte le caratteristiche: l’incitamento al sacrificio per la patria, l’accettazione del sacrificio di chi si ama, il senso estremo del dovere, il dolore pacato delle madri, mogli, figli…. La solennità del momento in cui il padre impone il giuramento “o Roma o morte”, enfatizzata dagli atteggiamenti che sembrano granitici, fissati in una dimensione senza tempo, perché il sentimento espresso, quello del sacrificarsi per la propria gente è, un sentimento senza tempo.
È, questo di David, un dipinto neoclassico, nella ricerca della bellezza formale dei corpi che sembrano quasi bassorilievi dell’antica Roma, nella decisione di non aver mostrato il momento cruento del duello ma quello precedente del giuramento. È un dipinto neoclassico anche per la composizione scandita dalle arcate che schematizzano l’azione all’interno di un ordine preciso, i fratelli, il padre, le donne, e per il modo di utilizzare efficacemente dalla luce, che nell’arte neoclassica è luce della ragione.
È arte neoclassica infine perché vuole dare un messaggio di tipo etico a chi osserva: non lasciarsi piegare, non lasciarsi intimorire dagli eventi ma ricorrere con decisione alla lotta, che per David era la Rivoluzione.
Dietro il dipinto del Giuramento degli Orazi si cela infatti un intento preciso, l’incitamento alla partecipazione agli ideali della Rivoluzione Francese.
Afferma Adorno nel suo “L’Arte Italiana”, che David espresse l’ideale etico della sua epoca, quello dell’”uomo –eroe che assume su di sé l’impegno di liberare la patria, con la sicurezza che gli proviene dalla propria dignità umana e del dovere”.
Intorno al 1786 David frequentò gli ambienti della aristocrazia progressista, che lo portarono ad essere nel 1789 alla testa dei cosiddetti “Accademici dissidenti”, gruppo costituito per riformare l’istituzione delle Belle Arti e al fine di consentire l’accesso degli artisti non accademici alle esposizioni nei Salon ufficiali.
Nel 1790 guidò la “Comune delle Arti” e partecipò come commissario al primo Salon de la Liberté inaugurato nel 1791.
Questi però sono anche gli anni della sua separazione dall’amore della sua vita, la moglie Charlotte, che essendo monarchica non condivise le idee rivoluzionarie del marito. In seguito David partecipò direttamente alla Rivoluzione, sia per ciò che attiene la sfera della sua arte, sia per ciò che riguarda l’impegno politico, divenne infatti socio del Club dei Giacobini e membro della Convenzione Nazionale. Dal 1792 David si occupò in qualità di membro della Commissione ai monumenti, di inventariare i tesori nazionali, in tale contesto si inserisce la sua collaborazione alla riorganizzazione del Louvre.
La “Morte di Marat”, opera che David realizzò sull’onda dell’atroce assassinio del suo amico Marat, è un dipinto che rivela la capacità di David di creare rimandi visivi ad opere come la Pietà di Michelangelo, o la Deposizione del Cristo di Caravaggio, allo scopo di esaltare la figura dell’amico, il medico rivoluzionario ucciso con l’inganno da Charlotte Corday.
Il dipinto della morte di Marat riproduce un fatto realmente accaduto, nel Luglio del 1793. David terminò il dipinto nel mese di Ottobre.
È un fatto nuovo quello di attingere direttamente a fatti appena accaduti… a tal proposito è utile richiamare quanto affermato dall’Illustre critico Argan che afferma: “L’arte Neoclassica vuol essere arte moderna, impegnata a fondo nella problematica del proprio tempo”.
Se si osserva il dipinto è possibile notare la dedica che David fece al suo amico assassinato: “A Marat, David”. Questa dedica indica una partecipazione molto sofferta al triste accaduto che tuttavia non impedì a David di esprimere il suo dolore in modo “neoclassico”.
Il viso di Marat infatti non tradisce una morte violenta… è sereno, come si conviene ad un’opera neoclassica. Tutto nel dipinto è orientato a sottolineare la morte da eroe di Marat: l’ambientazione povera di chi non si è arricchito per opera della Rivoluzione, la dedizione al proprio lavoro (Marat stava scrivendo per il suo giornale, l’Amico del popolo) e soprattutto tutti quei richiami all’iconografia di Chi si è sacrificato fino alla morte per il suo popolo, il Cristo.
Il braccio della vittima è riverso fuori dalla vasca da bagno dove era costretto permanere molte ore al giorno a causa di una malattia alla pelle, proprio come il braccio del Cristo nella Pietà michelangiolesca. Non vi fu tuttavia alcun intento blasfemo in questo richiamo da parte dell’artista, ma semplicemente una volontà di esaltare la virtù di un amico incorruttibile.
Per David il riferimento ad un glorioso passato lontano, come quello che aveva dato origine all’arte classica, non è più fuga verso ideali di un mondo migliore, ma strumento per far comprendere gli ideali rivoluzionari alle persone del suo tempo. David prese addirittura parte attiva nella politica del Terrore di Robespierre e nel 1793 divenne membro della sicurezza generale. Nell’ambito del processo a Maria Antonietta ne realizzò un celebre disegno.
Nel 1794 occupò il ruolo di Presidente della Convenzione. Sul finire della sua carriera David si fece interprete dell’arte ufficiale dell’impero napoleonico, e la sua arte si appiattì verso forme più retoriche. Diventa Primo pittore alla corte napoleonica e riceve importanti commissioni di quadri di cerimonia. L’opera l’”Incoronazione di Napoleone” del 1807, rivela questa ulteriore fase.
L’avere seguito Napoleone però non deve far apparire David come un uomo che si conformò alle dinamiche del potere… David guardò favorevolmente all’operato di Napoleone perché in lui vide il concretarsi degli ideali rivoluzionari
Una volta cessato il potere napoleonico David decise di recarsi in esilio volontario a Bruxelles. Qui continuò a dipingere, ritornando però ai vecchi temi che avevano caratterizzato l’inizio della sua carriera.
Dopo la sua morte, avvenuta nel 1825 a causa delle conseguenze riportate per un investimento da parte di una carrozza che lo aveva condotto ad avere le mani paralizzate, solo il suo cuore tornò a Parigi. Il governo francese rifiutò infatti di ricevere la salma del grande pittore e concesse solo che il suo cuore potesse essere sepolto al cimitero parigino di Pere Lachaise accanto alla moglie Charlotte, che morì pochi mesi dopo la dipartita del marito Jacque Louis.