Andrea Mantegna
(Isola di Carturo, 1431 – Mantova, 13 settembre 1506)
Andrea Mantegna nato nell’Isola di Carturo -borgo del vicentino-, nel 1431, è un grande protagonista dell’arte italiana. Intorno al 1441 –quindi ancora bambino-, apprende i primi rudimenti dell’arte pittorica presso la bottega dello Squarcione, di cui era figlio adottivo, a Padova.
Ambiente culturalmente stimolante, quello di Padova, permette al giovane artista di entrare in contatto con le opere di alcuni pittori dell’area toscana come Paolo Uccello e Filippo Lippi, ma anche Andrea del Castagno e Donatello. L’arte di Mantenga, si comincia a caratterizzare per una particolare predilezione per la impostazione prospettica e per il disegno perfettamente delineato, che derivano probabilmente da influssi fiorentini. Le figure del Mantenga, che si stagliano nettamente sullo sfondo, cominceranno ad acquisire così quei caratteri ricchi di forza plastica che porterà a definirli quasi monumentali, grazie ad un sapiente uso che l’artista sapeva fare, della prospettiva. Mantenga darà inoltre alle sue figure per accentuare il senso della monumentalità, un profilo angoloso che verrà bilanciato da una attenzione per i particolari e per gli sfondi. Comincia ad avere incarichi già nel 1448, quando realizza la Pala di Santa Sofia per l’altare maggiore dell’omonima chiesa padovana, – poi andata distrutta nel XVII secolo.
Il pittore, resosi indipendente dalla tutela artistica dello Squarcione, opera poi a Ferrara nel 1449, a servizio di Lionello d’Este. Qui ha modo di conoscere le opere pittoriche di Rogier van der Weyden (da cui trasse spunto per la sua pittura di tipo devozionale), e soprattutto quelle di un altro artista di grande importanza sotto il punto di vista innovativo: Piero della Francesca. È attraverso l’osservazione delle opere del Della Francesca che Mantenga accentuerà il carattere prospettico delle sue composizioni ottenendo un risultato che non è azzardato definire illusionistico. Queste componenti, l’illusionistica e il monumentale, riusciranno a unirsi in modo talmente armonico da riuscire a coinvolgere emotivamente lo spettatore, che percepirà nelle composizioni del Mantenga, una atmosfera quasi reale ed animata.
Nel 1452 finisce la lunetta con i Santi Antonio e Bernardino per il portale maggiore della basilica del Santo a Padova – (che si trova attualmente presso il Museo Antoniano)e, nel 1453 realizza il Polittico di san Luca per la cappella di San Luca nella basilica di Santa Giustina, sempre a Padova.
La decorazione della cappella Ovetari della chiesa degli Eremitani ha invece inizio nel 1455, presso la Chiesa degli Eremitani. Già nel 1448 era stato chiamato a far parte del gruppo di pittori che dovevano decorare la cappella. Qui si occupò di realizzare le Storie di San Giacomo e la fascia inferiore delle Storie di San Cristoforo; purtroppo, di tale ciclo di affreschi oggi non restano che le figure degli Apostoli, l’assunta dell’abside, le due storie del Martirio di San Cristoforo e il Trasporto del corpo del Santo che furono trasferite altrove a causa del loro cattivo stato di conservazione. Gli altri affreschi, andarono perduti durante l’ultima guerra mondiale, e precisamente nel ‘44 a seguito di un bombardamento. Gli affreschi della cappella Ovetari sono comunque stati ricostruiti ed esposti al pubblico dal 2006.
Nel 1457 Mantegna riceve l’incarico per il Polittico di San Zeno, commissionata dall’abate Gregorio Correr per la chiesa del santo a Verona. La scena principale, rappresenta la sacra conversazione all’interno di un quadriportico classico; La cornice reale viene illusivamente continuata dal portico, delimitato da colonne, dove è la Sacra Conversazione; nella predella sono dipinte Scene della Passione oggi conservate al Louvre. Della predella fanno parte le tre scene con Orazione nell’orto, Crocifissione, e Resurrezione. Il paesaggio è pietrificato e desertico, quasi artificiale nella modellazione delle rocce; Sullo sfondo Gerusalemme.
Una ulteriore evoluzione nell’arte di Mantenga si ebbe dopo il 1453, a seguito del matrimonio con la sorella del pittore Giovanni Bellini, Nicolosia. Dal Bellini Mantenga sembra infatti prendere spunto per conferire una maggiore leggerezza alla scenografia delle sue composizioni, che, tuttavia non perderanno mai quella caratteristica fortemente plastico-monumentale che rende la sua arte particolarmente riconoscibile. Anche in queste opere è infatti possibile distinguere il carattere specifico dell’opera dell’artista che utilizza sempre il suo disegno incisivo. Nel Martirio di San Cristoforo e nel Trasporto del corpo del Santo possiamo tuttavia notare quella minore asprezza dei colori, appresa dal Bellini
Tra il 1457 e il 1459 esegue il San Sebastiano, trafitto e legato ai resti di un edificio classico in rovina, una colonna con capitello composito. Lo sfondo presenta una città classica in rovina.
Del 1459 è il suo trasferimento a Mantova come pittore ufficiale di corte, a seguito dell’invito da parte di Ludovico Gonzaga.
Nel 1462 esegue la tavola con la morte della Vergine, per la Cappella del Castello, che attualmente possiede il Museo del Prado;
Concepisce per quest’opera una stanza semplice che si apre su di un paesaggio realistico. Intorno al corpo della vergine sono gli apostoli.
Nel 1466 si reca a Firenze e a Siena. Realizza uno dei suoi più noti capolavori: il “Cristo morto”, di Brera.
A Mantova tra il 1465 e il 1474, si dedica alla decorazione della Camera degli sposi (Camera picta) nel castello di San Giorgio; dedica in questa occasione a Ludovico Gonzaga e a sua moglie Barbara, una serie di grandi scene con punto di vista unico coincidente con il centro della stanza e una fonte di luce che corrisponde a quella reale. tali affreschi verranno poi terminati nel 1474.
Nella volta dipinge un oculo circolare aperto verso il cielo dipinto, e dal quale si affacciano sia figure che animali.
Sempre a Mantova, nel 1490, inizia la decorazione della residenza di Marmirolo, e poi dipinge la Madonna della vittoria commissionata da Francesco Gonzaga la cappella Santa Maria della Vittoria a Mantova per celebrare la vittoria ottenuta nella battaglia di Fornovo del 1495. Nel 1497 dipinge per la chiesa di Santa Maria in Organo a Verona, la Madonna di Trivulzio, pala per l’altare maggiore della chiesa di Santa Maria in Organo a Verona -oggi nel Civico Museo d’Arte Antica del Castello Sforzesco di Milano-.
Mantenga muore a Mantova il 13 settembre 1506.