Barcellona
Storia
Barcellona, che occupa una superficie di circa due mila ettari, è una città dinamica e solare che incanta oltre che per il suo aspetto anche per la vita che vi si svolge. Possiede origini molto antiche che risalgono al 201 a.C., anno in cui i Romani la conquistano e la trasformano nella capitale della regione Laietana. Il perimetro dell’antica Barcino è ancora oggi riconoscibile all’interno della maglia urbana medievale della città e si trovava dove oggi insiste il vecchio quartiere Gotico.
Nel Medio Evo, Barcellona avendo già acquisito un livello di superiorità sulle altre contee della Catalunia, domina la confederazione Catalonia-Aragona e rappresenta una grande potenza marittima nel Mediterraneo. Sino al 1260 l’antica cittadina rimane circondata dalle antiche mura romane, successivamente, una nuova cortina muraria viene destinata a contenere nuovi sobborghi; il fronte sud-occidentale delle nuove mura sorgeva a ridosso di un torrente, il cui tracciato corrisponde oggi alla nota strada pedonale delle Ramblas -dall’arabo ram’la, che significa appunto, torrente-. Nel XIV sec. viene deciso l’ampliamento della città; si realizza quindi un nuovo quartiere a sud-ovest della muraglia: il Raval, dall’arabo Arrabal, che significa ampliamento. Nel 1714 Barcellona è conquistata da Filippo V di Borbone che fa edificare alla periferia nord-orientale, una cittadella fortificata che causa la demolizione di molte abitazioni del quartiere della Ribera, per cui si dovette costruire un nuovo insediamento abitativo. Nasce così il nuovo quartiere chiamato Barceloneta.
L’ampliamento del piano Cerdà
L’immagine spaziosa ed ariosa della città è dovuta all’intervento urbanistico attuato da Cerdà nella II metà dell’800. Lo sviluppo industriale ed economico in questo periodo infatti aveva causato l’insufficienza delle mura medievali e reso necessario un ampliamento della città, e l’incarico viene dato all’ingegnere militare Idelfonso Cerdà che, nel 1860, elabora un piano di espansione oltre le mura medioevali fino a raggiungere i nuclei urbani esterni. Egli concepisce un piano veramente moderno e la sua Teoría General de la Urbanización, scritta nel 1867, può considerarsi uno dei primi trattati di moderna concezione urbanistica.
Per Barcellona pensa ad una maglia ortogonale di strade che definisce lotti quadrati, su ciascuno dei quali blocchi edilizi paralleli orizzontali o verticali vengono separati da una strada pedonale pubblica. La regolarità geometrica del piano, interrotta da alcune strade di grande comunicazione come la Avenida Diagonal, la Avenida Parallel, la Avenida Meridiana e dal tracciato di alcune strade preesistenti, prevedeva anche tre strade che, sovrapponendosi alla maglia urbana storica, assicurassero l’accesso al mare ma di queste tre strade, solo la via Layetana, fu realizzata integralmente. Cerdà fu uno dei primi trattatisti di architettura e di urbanistica che rivendicò la salubrità delle abitazioni e il sole, la ventilazione e la luce naturale per prevenire l’insorgere di malattie e assicurare condizioni di vita migliori.
Il MODERNISMO
La Plaça de Catalunya, costruita nel 1927 dall’architetto Francisco Nebot che occupa una superficie di circa 50.000 mq., è lo snodo principale della rete metropolitana e un punto di partenza di importanti viali, come la Rambla Cataluña e il famoso Passeig de Gràcia, via principale del quartiere dell’Eixample, -centro commerciale e finanziario oltre che ameno luogo di passeggio-. Lungo questo viale incontriamo capolavori architettonici come la Pedrera dichiarata dall’Unesco Patrimonio dell’Umanitá o Casa Battlò progettate dall’architetto Gaudí protagonista del Modernismo. L’architetto Gaudì utilizza gli elementi architettonici con estrema libertà compositiva e ad essi attribuisce forti valenze simboliche che esprimono il rapporto fra l’uomo e la natura e fra la vita e la morte.Nella Casa Battlò, tratta balconi, colonne e vetrate del piano nobile come sculture neo-gotiche distribuite liberamente su una facciata ricca di forme curve e priva di simmetrie.
La Sagrada Família, iniziata nel 1882 e ancora oggi in costruzione, si basa sull’idea di una grande cattedrale con 18 torri alte dai 100 ai 170 metri. Gaudì è autore anche del Parque Güell, nato per volere di Antonio Güell che desiderava un parco residenziale al lato della sua proprietà, Can Montaner. Visitare il parco è una emozione. Gaudì che introduce nel parco preesistente elementi scultoreo-architettonici che ne esaltano la morfologia e le caratteristiche naturalistiche. Per originalità e qualità cromatiche è unico al mondo ed è stato dichiarato Patrimonio Mondiale dall’Unesco. La pietra assume forme e colori fantastici, colonne come palme e onde di pietra rivestite da mosaici accompagnano il visitatore che si sente accolto come da una dimensione fantastica e ne rimane fortemente colpito. Le architetture di Gaudì conservano ancora una grande attualità, e caratterizzano fortemente l’immagine della città di Barcellona tanto da fare della Sagrada Famiglia il simbolo più diffuso della stessa città.
Il Modernismo è stato un movimento artistico-culturale analogo ai movimenti europei contemporanei, quali l’Art Noveauil liberty e lo Jugen Stjil. L’utilizzo di materiali innovativi come il ferro, la ceramica e i vetri colorati e di simboli naturalistici come fiori, piante, e animali e forme decorative è costante. Gli architetti modernisti si esprimono in modi che vanno dal neo-Goticismo francese di Violet le Duc, alla ricerca di altri stili modernistici in Germania, Austria e Francia. Fanno parte del rinascimento dello stile tipico spagnolo: il neo-Mudejar, il quale incorpora dettagli decorativi, tecniche, e altre caratteristiche moresche. Oltre alla personalità artistica di Gaudì, altri architetti sono da considerarsi appartenenti alla corrente, come Domènech i Montaner (1850-1923), modernista “canonico”, autore del Palazzo della Musica Catalana e dell’Ospedale di Sant Pau di Barcellona e Puig i Cadafalch (1867-1957), Josep M. Jujol, Cèsar Martinell e Lluís Muncunill.
Il Barrio gotico
L’antico nucleo da cui si sviluppo’ la città di Barcellona ed in cui si trovano i principali edifici pubblici come il Palazzo de la Generalitat (che include la chiesa San Jordi, L’Ajuntamena e il Salò de cent-, il Palau Reial Major)e la splendida Cattedrale (con le sue tre navate centrali, la cripta dedicata a Santa Eulalia, e il suo chiostro e la sua facciata costruiti fra la fine del diciottesimo secolo e l’inizio del diciannovesimo secolo), a partire dagli anni ’20 si denominerà Barrio Gótico. Il Barrio Gotico, conserva tutto il patrimonio gotico dei secoli XIII, XIV e XV e quello neogotico realizzato dalla fine del secolo scorso al 1960.
Il processo di rinnovamento che si protrae per varie decadi del XX secolo e include la ricostruzione di edifici e strade già esistenti e l’introduzione di nuovi spazi urbani, segna l’inizio di un rinnovato sguardo al passato medievale catalano come fonte d’ispirazione, non solo artistico ma anche sociale e politico. Il movimento di rinascita culturale catalana durante la seconda metà del XIX secolo chiamato Renaixensa, porta alla creazione di strutture di autogoverno di Catalogna all’interno dello Stato e favorisce l’inizio di grandi opere di riforma urbana, tra cui l’inizio dei lavori di Via Layetana nel centro storico della città e del quartiere della cattedrale;
Nasce l’idea di ricostruire un “quartiere gotico” intorno alla rinnovata cattedrale della città. Nel 1913, contemporaneamente alla conclusione delle opere di ricostruzione della Cattedrale, si valorizzano i suoi dintorni e si forniscono adeguate soluzioni per le opere della Via Layetana, (che avevano portato alla luce numerosi resti archeologici ed imposto l’abbattimento di numerosi edifici antichi, soprattutto gotici), e negli anni successivi si hanno decine di interventi in edifici come la Casa de los Canónigos, Casa Padellàs, Casa de l’Ardiaca, Palacio del Obispo, Palacio Requesens, Biblioteca Balmesiana, Casa de la Ciudad y Salón de Ciento, Plaza del Rey y Salón del Tinell, Museo Marés, plaza de San Io, plaza de San Felipe Neri, calle de Montcada, Atarazanas Reales.
L’Esposizione del ‘29
A partire dai primi anni del XX secolo comincia a diffondersi a Barcellona una nuova tendenza che rivendica un ritorno alle forme classiche, partendo da una condanna degli eccessi di un Modernismo. Questo fenomeno di stampo neo-classico detto Novecentismo utilizza ecletticamente mescolate forme dell’architettura fiorentina del XIV-XV sec., o del barocco vernacolare della tradizione locale o delle correnti artistiche di altri paesi europei e finisce per configurarsi come una architettura del regime (nel 1923 fu instaurata la dittatura di Primo de Ribera), assumendo poi aspetti sempre più monumentalistici (vedi le costruzioni per la Exposiciòn Internacional del 1929: Torri di Plaza de Espanya di R. Reventòs e il Palacio Nacional di E. Catà, P. Cendoya e P. Domènech,).
La costruzione del Poble Espanyol, realizzata nel 1929 per l’Esposizione Internazionale di Barcellona, voleva esporre esempi dell’architettura spagnola popolare. Opera di Francisco Folguera Reventós, é circondato da una riproduzione delle mura di Ávila. All’interno del Poble Espanyol funzionano due musei; quello di Arti, Industrie e Tradizioni popolari e delle Arti Grafiche.
La presenza del Padiglione Tedesco di Ludwig Mies van der Rohe appartenente al linguaggio del Movimento Moderno, all’Esposizione Internazionale di Barcellona del 1929 fa entrare gli architetti catalani in contatto con le nuove tendenze architettoniche; La fine della dittatura (1930) e la conquista dell’autonomia da parte della regione catalana (con l’istituzione della Generalitat de Catalunya 1932) porta a Barcellona un periodo di grande rinnovamento culturale, che in termini architettonici si traduce nella produzione di opere che adottano, un linguaggio razionalista.
I postulati del Movimento Moderno vengono diffusi dal Grupo de Artistas y Tecnicos Catalanes para el Progreso de l’Arquitectura Contemporanea, (G.A.T.C.P.A.C), che si pone l’obbiettivo di risolvere, attraverso l’adesione ai principi dell’avanguardia europea, i problemi dell’architettura contemporanea. Tra il 1932 e il 1938 Sert realizza due edifici che possono essere considerati il manifesto del GATCPAC: la Casa Bloc 1932-1936, e il Dispensario Antitubercolare 1934-1938. Il periodo razionalista termina con la dittatura di Franco nel 1939, a seguito di tre anni di guerra civile. A partire da questo momento la produzione architettonica subisce un brusco arresto che durerà fino ai primi anni cinquanta.
Il primo edificio moderno costruito dopo la guerra costituisce un esempio della transizione architettonica in atto in quegli anni. È la Casa de la Marina, di J. A. Coderch (1951) che fonde i postulati del Movimento Moderno per la differenziazione funzionale delle parti e le finestre ad angolo, con principi dell’architettura tradizionale (nel sistema costruttivo, nei materiali impiegati, nella relazione con il contesto),
Gli anni dal 1950 al 1990
Gli anni ’50 per la Spagna sono quelli di uno sviluppo economico che provoca un rapido processo di crescita urbana. In questo periodo i principi del Movimento Moderno vengono accantonati a favore di un maggiore peso al fattore storico. Si avverte la necessità di delineare i contorni della produzione architettonica catalana per rivendicare la propria identità culturale di fronte alla società architettonica madrilena. Oscar Tusquets, unisce tutte le tendenze di matrice realista e tradizionalista sotto la denominazione di Escuela de Barcelona, chee comprende interessanti personalità, dai membri del Gruppo R, a Federico Correa, a Ricardo Bofill, fino ad esponenti delle generazioni successive, e si può identificare in base alle seguenti caratteristiche: ruolo politico-sociale dell’architetto, rigorosamente democratico e antifranchista; ruolo pedagogico dell’architettura e idea dell’architettura come linguaggio critico;
Il Gruppo R, (fondato nel 1951 da J. A. Coderch, M. Valls, O. Bohigas, J. Martorell, J. Gili, J. M. Sostres, A. de Moragas e J. Pratmarsò) getta le basi per un rinnovamento radicale di produzione architettonica. Abbiamo così il realismo di Oriol Bohigas, il tecnologico sperimentale di J. Fargas, il neo-liberty di F. Correa.
Nel 1975 muore Francisco Franco, e tre anni più tardi viene approvata la nuova Costituzione democratica, seguita dalla riforma delle autonomie locali. A partire da questo momento, le amministrazioni pubbliche barcellonesi (Generalitat de Catalunya e Ayuntamiento de Barcelona) per dotare la città di quegli spazi pubblici che gli anni della grande espansione urbana avevano trascurato inaugurano un periodo di attività progettuale, si orientano prevalentemente alla realizzazione di progetti di riqualificazione di aree degradate e di completamento urbano.
Le opere realizzate durante questi anni dimostrano una metodologia progettuale basata sulla compartecipazione, dell’architettura, del paesaggismo, della scultura e dell’arredo urbano, in cui la riqualificazione dei luoghi, non viene affidata più solo all’architettura bensì a tutte le arti applicate.
La prima opera di rilievo di questo periodo è l’Ampliamento della Escuela Tecnica Superior de Arquitectura de Barcelona (1978) su progetto dell’architetto J. A. Coderch. I primi importanti interventi pubblici realizzati in questo periodo sono la Plaza de los Paisos Catalanes (H. Piñon e A. Viaplana, 1981) il Parque de la Espanya Industrial (L. Peña e F. Rius, 1981) e il Parque de la Creueta del Coll (O. Bohigas, J. Martorell e D. Mackay, 1981). Il Moll de la Fusta (M. de Solà-Morales realizza la fusione fra elementi architettonici, scultorei e di arredo urbano ed è il primo esempio di sistemazione del waterfront e di collegamento della città al mare. Il progetto realizza una grande passeggiata pedonale con sedute, pergolati, ristoranti e caffetterie.
Il Puente Bac de Roda di S. Calatrava (1984) ardita struttura di acciaio bianco, è un intervento inserito in un ampio programma municipale di riqualificazione di un’area compresa fra due quartieri periferici piuttosto degradati. La Torre per le Telecomunicazioni (N. Foster, 1989) sulla montagna di Collserola cerniera fra la città, la montagna ed il cielo, è un capolavoro di ingegneria e allo stesso tempo una scultura di land art.
Nell’ambito della ridefinizione dell’area attorno alla Plaza de Las Glorias Catalanas sorgono l’Auditorium Municipal (1988-1999) di Rafael Moneo e il Teatro Nacional de Catalunya (1987-1997) di Ricardo Bofill, con un linguaggio post-moderno che impone una nuova conformazione formale univocamente determinata da uno stile eccessivamente personale. Gli anni ’90 sono teatro di alcuni discussi interventi sotto il punto di vista architettonico, comeil progetto per il Port Vell (J. Henrich e O. Tarrasò, 1990-1993), che previde il recupero e la riqualificazione dell’area del vecchio porto, con attenzione per il disegno dell’arredo urbano, per lo studio dei percorsi, l’assenza di limiti o di recinti nella costruzione dei nuovi spazi.
La Rambla de Mar è un ponte pedonale che, in asse con le Ramblas del centro antico, collega il Moll de la Fusta con la piattaforma del vecchio molo portuale, sul quale sorgono i nuovi edifici del Maremagnum (H. Piñon/A. Viaplana) del cinema tridimensionale Imax (J. Garces e E. Soria) l’Acquarium (E. Terradas e J. Terradas) e del World Trade Center (Pei, Cobb Freed & Partners).
Come appendice all’intervento del Port Vell, è stato riqualificato il fronte a mare del quartiere della Barceloneta sia dal lato che guarda il porto (Paseo Joan de Borbon, J. Henrich e O. Tarrasò), sia da quello rivolto alle spiagge, verso il Paseo Marittimo della Villa Olimpica (Moll de la Barceloneta, J. Henrich e O. Tarrasò).
I giochi Olimpici del ‘92
I programmi di rinnovamento urbano promossi dall’amministrazione a partire dai primi anni ottanta ricevono particolare impulso dall’importante appuntamento delle olimpiadi del 1992. L’Ayuntamiento de Barcelona con il coordinamento di Oriol Bohigas, promuove infatti numerosi interventi urbanistici, architettonici e infrastrutturali miranti a conferire un nuovo volto alla città e pianificare aree di nuova centralità. Oltre alla realizzazione del Villaggio Olimpico e le installazioni di strutture sportive nella collina del Montjuic si provvede alla riorganizzazione del sistema ferroviario, alla riqualificazione della zona del vecchio porto e al recupero di spazi inutilizzati.
Tutti questi progetti, si sono ispirati alle teorie della Escuela de Barcelona e hanno fatto capo a un modello di città metropolitana caratterizzato da una estrema funzionalità, da uno stretto rapporto con il mare, dall’equilibrio fra la tradizione costruttiva e l’innovazione tecnologica. Gli interventi per i Giochi Olimpici si concentrano essenzialmente in quattro grandi aree urbane, collegate tra loro ed integrate agli altri quartieri della città attraverso un sistema infrastrutturale che va dalla passeggiata pedonale all’autostrada urbana.
Nel Porto Olimpico troviamo la Villa Olimpica (O. Bohigas, J. Martorell, D. Mackay e A. Puigdomènech), nuovo “eixample” verso il mare è un’area destinata ad ospitare le residenze per gli atleti e occupa una superficie di 150 ha. dei quali 100 sono per zone verdi e attrezzature. Inizialmente la sua funzione era quella di alloggio per gli sportivi delle Olimpiadi, ma in seguito si é trasformato nel quartiere che oggi ammiriamo. Il progetto traduce un’idea di waterfront per cui il passaggio città-mare non debba essere più un lungomare tradizionale bensì un’area strutturalmente complessa fatta da spazi funzionalmente interconnessi. Ai blocchi residenziali ordinati che seguono la trama della maglia ottocentesca, sono contrapposti gli edifici per i servizi distribuiti sulla linea di costa. Tra questi, aree destinate a verde si alternano a passeggiate pedonali su vari livelli e piazze.
Sulwaterfront, attorno al regolare impianto del nuovo Porto Turistico (O. Bohigas, J. Martorell, D. Mackay, A. Puigdomènech), sorgono i due grattacieli della Torre MAPFRE (Iñigo Ortiz e Enrique Leòn) e dell’Hotel Arts (Bruce Graham), del cui progetto fa parte il Peix, (di F. O. Gehry).L’ingresso alla Villa Olimpica dalla città è segnato dagli “edifici porta” (Central Telefonica di J. Bach e G. Mora, Eurocity 1 di R. Amadò e L. Domènech, Eurocity 2,3,4 di H. Piñon e A. Viaplana), situati a cavallo di alcune importanti strade che giungono in direzione ortogonale alla linea di costa.
Anche la Anella Olímpica (MNAC di Gae Aulenti) raggruppa tutta una serie di impianti come lo Stadio Olimpico – già costruito nel 1929 e ristrutturato da V. Gregotti – e il Palau Sant Jordi, opera del quest’ultima del giapponese Arata Isozaki. E’ un padiglione sportivo multifunzionale della capienza di 12.000 persone, che può essere aumentata a 15.000 mediante l’utilizzo di tribune mobili, realizzata con l’intento di accogliere manifestazioni relative a sport oltre che manifestazioni quali concerti ed eventi di altro tipo.
All’interno del Palau, oltre a partite di basket, pallavolo, pallamano e altri sport “canonici” di altissimo livello, si tengono anche manifestazioni quali gare di trial, di surf e di snowboard indoor. E’ stata realizzata anche la più grande pista da hockey della Spagna, con relativo impiego di serpentine per la formazione del ghiaccio. Sotto alla pavimentazione, nel perimetro circostante la pista da hokey, è situato un locale con altezza di 3.5 metri, dove è possibile installare impianti di vario tipo, dotato di accesso camionabile. Il parquet in legno è completamente smontabile, così come le tribune del livello più basso.
La polivalenza dell’uso è stata progettata e costruita in modo da consentire, il montaggio di strutture particolari come quella della piscina che è stata realizzata per i Mondiali di Nuoto. La piscina, di dimensioni mt.50 x 25 con profondità costante di 2 m, è realizzata mediante una struttura prefabbricata costituita da pannelli in acciaio galvanizzato a caldo, rivestiti da un telo in pvc rinforzato. E’ la prima piscina flottante al mondo che si realizza con queste dimensioni. (La salvaguardia della pavimentazione e delle serpentine per la formazione del ghiaccio ha escluso la possibilità di praticare fori che consentissero l’ancoraggio a terra della struttura, che risulta in questo modo essere “flottante”, cioè semplicemente appoggiata e sostenuta da un sistema di cavi tensori).
Tra gli interventi di nuova edificazione all’interno del centro antico vi sono il Museo di Arte Contemporanea di Barcellona ( il MACBA) inaugurato nel novembre del 1995; opera dell’architetto statunitense Richard Meier, nasce con l’intento di divenire un servizio culturale per avvicinare l’arte contemporanea al pubblico e sorge all’interno di un’area ottenuta dall’abbattimento di edifici fatiscenti del quartiere del Raval e il Centro de Cultura Contemporanea de Barcelona CCCB, (H. Piñon e A. Viaplana, 1990-1993) che occupa un antico convento restaurato e integrato con la realizzazione di un nuovo edificio.
Il Museo Nacional de Arte de Catalunya di Gae Aulenti (1995) ridisegna gli spazi interni del Palacio Nacional (costruito nel 1929 per l’Esposizione Internazionale) attraverso un’operazione di sovrapposizione di elementi nuovi sulla struttura originaria. Il Caixa Forum di Arata Isozaki del 2001 è un Museo realizzato all’interno di un edificio tardo-modernista di L. Domenech y Montaner il cui nuovo ingresso è costituito da un piazzale ad un livello inferiore rispetto a quello della strada.
Gli ultimi interventi: Il Forum 2004
Il progetto del Forum Universal de las Culturas, evento culturale organizzato per dibattere sugli attuali temi di maggiore interesse internazionale approvato dall’UNESCO nel 1997, è una iniziativa dell’Ayuntamiento de Barcelona, della Generalitat de Catalunya e del Governo spagnolo e ha dato un nuovo impulso alla cultura architettonica della città che aspira a diventare essa stessa modello dei principi del Forum stesso.
Lo spazio d’accesso all’area del Forum, filtro fra la città e il fronte a mare, è costituito dalla Explanada, una grande piattaforma per le manifestazioni all’aperto, progettata da José A. Martinez Lapeña ed Elìas Torres Tur. Tra i numerosi edifici che saranno realizzati, spicca il Centro Congressi di Josep Llui Mateo. Un lungo tratto di costa diventerà il più importante centro congressi d’Europa. Il nuovo polo congressuale si chiamerà Forum 2004, tra gli edifici previsti spicca un suntuoso edificio triangolare di 180 metri di lato per 25 metri di altezza, progettato dal noto studio di Basilea Herzog & De Meuron capace di contenere fino a 3200 persone-e l’Edificio Forum di Herzog & De Meuron (edificio celebrativo e di rappresentanza che crea uno spazio pubblico coperto funzionalmente flessibile e che al suo interno, ospiterà attrezzature museali dedicate alle culture del mondo, all’arte e al design).
Il progetto prevede anche la realizzazione di un nuovo waterfront che collegherà il Paseo Marittimo di Barcellona con quello della vicina città di Badalona e comprende un porto turistico, un campus universitario, uno zoo marittimo, nuove spiagge e un quartiere residenziale di 1000-1500 appartamenti integrato ad attività terziarie.