Mimmo Jodice
Considerato a pieno titolo uno dei più grandi fotografi italiani contemporanei, è nato a Napoli nel 1934 e si avvicina alla fotografia da autodidatta intorno all’età di 16 anni. Gli scatti relativi ad i suoi primi lavori sono nudi e ritratti, oggetti del quotidiano e strutture geometriche. Questi sono anni di grande fermento e rinnovamento, importanti per entrare in contatto con il vasto il mondo dell’arte contemporanea e Jodice ha modo di collaborare con i grandi artisti delle avanguardie.
Dopo le prime sperimentazioni volte ad indagare le numerose possibilità espressive della fotografia, l’attenzione di Jodice si rivolse soprattutto alla realtà di Napoli nei suoi aspetti sociali, storici e paesaggistici. Negli anni ’70 insegna fotografia all’Accademia di Belle Arti di Napoli e sperimenta nuovi linguaggi tecnici e nuovi materiali. Documenta con impegno problemi della società con foto di eventi di cronaca drammatica e delle condizioni sociali del Sud; inoltre porta avanti una ricerca sulle credenze religiose popolari. Della sua città restituisce immagini di case fatiscenti, di bambini dei vicoli e del colera del 1973.
Con i primi anni Ottanta e le fotografie del terremoto in Campania, chiude con il periodo dell’impegno sociale e rivolge la sua attenzione al paesaggio urbano napoletano inaugurando una nuova poetica della città in cui si avverte come un senso di vuoto, di morte. Entra in contatto con Luigi Ghirri, con i quali sviluppa una nuova lettura del paesaggio. Guarda anche al mondo dell’arte classica, ed è attratto in particolare dall’utilizzo della luce nell’ambito dell’arte barocca. Negli anni Novanta giunge ad una visione sempre più irreale della città e va verso una ricerca delle proprie radici nel solco della cultura mediterranea. Nascono i lavori Mediterraneo, Isolario mediterraneo e Reale albergo dei poveri, in cui immagini vibranti di paesaggi, di architetture, mostrano una fotografia sempre più densa di pathos.