La Gioconda vista dagli altri artisti
Da parte degli artisti che si sono confrontati con la Gioconda leonardesca, c’è stato nel ripercorrerla ammirazione, competizione, voglia di esaltare, tentativo di dissacrazione oppure voglia di trasformazione di un’opera d’arte in un’altra. Alcune volte strategicamente hanno attirato su di loro l’attenzione ben conoscendo il potere della Monna Lisa di agire da cassa di risonanza. Alcune operazioni, specie quelle condotte all’inizio, ebbero un senso, una profonda e apprezzabile motivazione. Altre sono più da considerare un modo di far parte della folta schiera di artisti che hanno voluto il confronto diretto con l’icona dell’arte italiana.
Alcuni esempi:
1919 Marcel Duchamp
1963 Andy Warhol
1977 Botero
1983 Basquiat
È il 1919. Questa volta è l’icona stessa dell’arte ad essere per così dire “dissacrata”. Si tratta del dipinto più noto al mondo, dell’opera più osannata, più diffusa dalla carta stampata, più discussa ed osservata già al tempo di Duchamp. Si tratta della GIOCONDA. L.H.O.O.Q. (il suono di tali lettere se lette in sequenza in lingua francese, restituiscono la frase Lei ha caldo al culo).
Questo è l’irriverente titolo dato da Duchamp ad una immagine della Gioconda dotata di baffi, che ha scandalizzato e divertito una grande quantità di critici di storia dell’arte di mezzo mondo.
Aldilà dell’evidente messaggio di invito di una comune rilettura dell’opera, svincolata dalla troppo frequente imposizione culturale che la vuole sola ed incontrastata icona dell’arte rinascimentale italiana, si possono ritrovare in L.H.O.O.Q. altri contenuti che si riferiscono ad alcune ipotesi di Duchamp. L’autore vede infatti la Gioconda di Leonardo come un androgino, unione di componenti maschili e femminili. Tale considerazione ricollega l’opera alla precedente opera “Fontana”, firmata R. Mutt. Mut infatti è il nome di una divinità egizia madre di tutti gli esseri umani in virtù della capacità di generare autonomamente grazie alla particolarità di essere dotata sia di attributi maschili che di attributi femminili.
Pneumonia Lisa Rauschenberg, 1982
Haring, Apocalipse 7, 1988
Esempi più recenti:
L’artista Katy Webster ha infatti pensato di riprodurre la Gioconda su una superficie di ben 240 metri quadrati. La maxi riproduzione si trova in Galles ed è stata realizzata per decorare il centro commerciale Eagles Meadow di Wrexham.
E’ un lavoro laborioso quello realizzato da Devorah Sperber. L’artista crea delle sculture con oggetti particolari come rocchette di filo (o altro materiale da cucito), le assembla in ordine di migliaia e il risultato finale è un’immagine che appare a occhio nudo, a seconda dell’effetto ricercato, al contrario o astratta. Con l’aiuto di lenti convesse e binocoli l’immagine ritorna normale e riconoscibile. La Sperber utilizza immagini di personaggi noti come Marilyn Monroe o quadri di autori come Leonardo, Van Gogh, Picasso (quindi familiari), ma li rende a prima vista irriconoscibili. E’ infatti interessata all’interazione tra arte, tecnica e scienza, e a come il cervello processa i dati visuali e funziona di fronte ad immagini alterate. Per “After The Mona Lisa” ha utilizzato per 5.184 rocchette. In media per completare uno dei suoi quadri, la Sperber impiega sei mesi.